In viaggio, attraverso i nostri giornali

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    Sfogliare la nostra stampa alpina è come fare una continua scoperta. Non c’è strumento più idoneo per tastare il polso della nostra Associazione, perché in questo variopinto caleidoscopio, nel mosaico di tante tessere diverse eppure così armoniche con il tutto, si riconoscono gli stessi, comuni valori.

    Gli alpini sono saliti sull’Ortigara due anni fa per tornare sulle orme dei Padri; non meno interessante è un viaggio all’interno della nostra stampa alpina. Non c’è alcuna graduatoria da fare: talvolta il foglio del gruppo, tenuto insieme con una graffetta imposta a mano, può essere migliore di quello in carta patinata, che appaga l’occhio.

    Importa cosa si scrive, cosa dimostriamo di essere, chi sono e cosa fanno gli alpini ai quali i nostri giornali si rivolgono. È un patrimonio unico, il nostro, forte di 81 giornali di sezione e di 87 giornali di gruppo.

    Sono una miniera di valori, lo spaccato di un’Associazione nel quale si racconta dell’alpino andato lontano, oltremare, per costruire un pozzo dove la terra è arida e la gente ha fame; degli alpini che hanno tirato a lucido le panchine nel cortile della scuola, dell’ospizio del paese di montagna al quale hanno rifatto il tetto, inaugurato con una serata di cori un Libro Verde della generosità alpina che si sviluppa nel corso di tutto l’anno. Traspaiono dalle pagine il comune sentimento della memoria e valori che sono le regole fondamentali nelle quali riconosciamo la nostra storia.

    I nostri giornali sono la voce dei najoni, delle migliaia di gruppi, di quelli che non compaiono mai in vetrina ma che, una volta all’anno, diventano una marea di penne nere che giungono da ogni parte per sfilare davanti al Labaro e poi tornare a casa, a continuare ad essere quello che sono: Alpini.

    Nei nostri giornali c’è davvero tutto: la fedeltà alle Istituzioni dello Stato (sembra scontata, ma se ci si guarda attorno, ad un mondo politico che di queste istituzioni dovrebbe essere il rappresentante, non mancano delusioni e amarezze), il rispetto dei nostri Padri e per i nostri reduci, la salvaguardia della montagna e del mondo alpino, l’amore per la propria terra, l’attenzione verso i giovani e per l’Associazione che tutto esprime.

    E allora non stupisce la profondità del messaggio del capogruppo nelle quattro paginette graffate del giornalino diminutivi che stonano e non rispettano i contenuti spesso da grande giornale frutto di sacrifici comuni. Potremmo portare tantissimi esempi di buona stampa e di buoni sentimenti in pagine e pagine che sono un fiume ininterrotto.

    Altro che crisi della stampa, diminuzione di copie, perdita di valori, di autorevolezza e attenzione: sono fenomeni sconosciuti nella nostra editoria. E non stupisce perfino la voce fuori dal coro, del bastian contrario, del mugugno e della critica, voce da rispettare se è ingenua e genuina.

    Consultando gli archivi, sfogliando i giornali delle origini, si scopre che di vecchio c’è solo la carta ingiallita dal tempo, ma che quanto fu scritto tanti anni fa può essere riscritto oggi, e sarebbe ancora attuale. Merito degli alpini di allora e degli alpini di oggi. Alla vigilia del Convegno della stampa alpina vogliamo esprimere riconoscenza ai nostri giornali e gratitudine a chi li fa, con la raccomandazione di non considerarli mai una cosa propria ma la voce degli alpini che rappresentano.

    La nostra stampa ha un grande merito e una grande responsabilità: è una vetrina della nostra Associazione. Teniamolo sempre presente, anche se può capitare la penna ci dovesse prendere la mano (g.g.b)