Ha compiuto un viaggio incredibile, ma alla fine è tornata nelle mani della persona alla quale era stata dedicata. È la gavetta dell’alpino Bruno Villa, nato a Erba, in provincia di Como, nel 1916 e morto in Albania il 18 novembre 1940. Fra queste due date si compiono due storie: quella di un ragazzo che, partito per una guerra che non l’ha risparmiato, per farsi forza rivolgeva il suo pensiero agli affetti più cari e del suo amore per Ercolina, il cui nome Bruno incise sulla gavetta come pegno semplice e sincero dell’affetto di un alpino.
Bruno, figlio di un caporale maggiore morto nella Prima Guerra Mondiale, viveva nel mondo ristretto del piccolo borgo erbese, fra campi e cascine. A quel tempo gli amori si chiamavano simpatie ed erano fatti di sguardi e qualche sorriso. Anche Bruno ed Ercolina avevano una simpatia e al momento della partenza per il fronte, per Bruno fu normale consegnare il suo cuore a quella ragazza dal viso dolce che sorride nella foto in bianco e nero.
Durante le dure giornate al fronte il giovane incise sulla sua gavetta il nome della sua amata, un pensiero per la mamma, un cappello alpino e una frase scherzosa. Quando fu colpito in Albania, prima di morire fece in tempo a consegnare la gavetta ad un commilitone, raccomandandosi di riportarla a Erba, dalla sua mamma e da Ercolina, come ultimo ricordo. L’amico, di cui non conosciamo il nome, prese a cuore l’incarico, ma dopo la campagna in Albania fu trasferito tra i ghiacci della Russia. E fu lì che anch’egli morì, su quel fronte che trovò il suo epilogo nella tragica esperienza di Nikolajewka, ma fin che gli fu possibile tenne stretta la gavetta di Bruno, nell’estrema speranza di portare a termine l’impegno preso con l’amico.
Solo nel 2006, durante un pellegrinaggio in Russia di un gruppo alpino di Verona fu rinvenuta la gavetta italiana. A trovarla è stato l’alpino Renato Busnelli nei pressi di un vecchio cimitero non segnato sulle carte, vicino alla cittadina russa di Opit. Ricostruire l’esatto tragitto della gavetta e attribuirla al legittimo proprietario non è stato facile. Renato Busnelli, avendo come unici riferimenti il cognome dell’alpino, l’iniziale del suo nome e la città dal quale proveniva ha contattato il gruppo degli alpini di Erba, che si sono attivati nelle ricerche.
Il capogruppo, Luigi Villa (che ha tra l’altro lo stesso cognome di Bruno), ha consultato numerosi archivi riguardanti gli alpini caduti nella seconda guerra mondiale. Ma il nome di Bruno Villa non risultava tra i caduti in Russia. Solo dopo lunghe e pazienti ricerche presso l’associazione delle famiglie dei dispersi in guerra, e consultando gli anziani del paese, Luigi Villa ha ritrovato il nome di Bruno tra i dispersi in Albania.
Andando ancora più a fondo Villa ha ricostruito la storia familiare di Bruno e di Ercolina, tutta racchiusa in un microcosmo di cascine e viuzze, dove i nuclei famigliari erano spesso imparentati fra loro. Infine è arrivata una gioia inaspettata: Ercolina è viva e abita ancora Erba, a pochi passi di distanza dove tanti anni prima aveva conosciuto Bruno.
Questo inaspettato e bellissimo ritrovamento si è concretizzato in una cerimonia di commemorazione, alla quale, oltre alle autorità della città, ha partecipato il presidente dell’associazione nazionale alpini, Corrado Perona, il gruppo alpini di Erba, con il suo capogruppo Luigi Villa e un delegazione di Verona con l’alpino Renato Busnelli. Protagonista del momento più importante: Ercolina, alla quale è stata riconsegnata la gavetta di Bruno, chiudendo così il cerchio di un affetto la cui testimonianza è riuscita ad arrivare intatta fino a noi.
Veronica Fallini