In Adamello nel centenario

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    Il 57º pellegrinaggio in Adamello, manifestazione che da sola segna e connota la storia della Sezione Vallecamonica, ha quest’anno avuto modo di incastonarsi come una perla in una montatura altamente pregevole: quella che racconta i cento anni di fondazione del sodalizio che nel settembre del 1921 cominciò a tenere unite le penne nere camune sotto la guida del suo primo Presidente, il gen. Pietro Ronchi.

    Per celebrare questa ricorrenza era necessario anzitutto fare memoria di persone, iniziative, luoghi ed eventi che nel trascorrere degli anni hanno fatto crescere la Sezione e che oggi gode di meritevole apprezzamento sia nel proprio territorio, sia nel più ampio contesto dell’Associazione Nazionale Alpini. Un tale compito è stato assolto con la pubblicazione straordinaria del giornale sezionale Noi dè la Valcamonica.

    Il 24 luglio, a memoria del centenario e del pellegrinaggio, 18 alpini hanno raggiunto la cima dell’Adamello e hanno posato una targa in cui si legge: “Gli alpini bresciani e trentini, memori dei tragici eventi della Guerra Bianca, e per onorare le tante vittime che su queste cime eroicamente combatterono nell’adempimento del loro dovere, qui posero nella ricorrenza del Centenario di fondazione della Sezione Valcamonica e del 57º Pellegrinaggio in Adamello”. La colonna è poi discesa in Valle Adamè – una delle più suggestive valli glaciali delle Alpi – nel Comune di Valle di Saviore, per la cerimonia in quota del 57º pellegrinaggio.

    In questo anfiteatro naturale di rara bellezza, intorno all’altare dove il vescovo di Brescia mons. Pierantonio Tremolada ha celebrato la Messa con altri sacerdoti, hanno fatto da corona oltre mille pellegrini. Il Presidente nazionale Sebastiano Favero, il gen. Claudio Berto e i Consiglieri nazionali di scorta al Labaro, hanno partecipato all’alzabandiera accompagnato dal canto corale dell’Inno nazionale. Ai vessilli delle Sezioni Vallecamonica e Trento si sono aggiunti quelli di altre Sezioni e oltre cento gagliardetti. Il legame delle istituzioni con gli alpini è solido e durevole, ne è testimonianza la presenza di numerose rappresentanze alla cerimonia.

    Anche per questo 57º pellegrinaggio sono stati tanti i sindaci della Valle Camonica che hanno voluto essere pellegrini e raggiungere il luogo della cerimonia. Tra essi una particolare menzione ai primi cittadini dei Comuni organizzatori, Serena Morgani, sindaco di Valle di Saviore e Alessandro Panteghini di Breno. Regione Lombardia è stata rappresentata dal consigliere camuno Francesco Ghiroldi. A tutti ha rivolto il suo saluto il Presidente sezionale Mario Sala ricordando che «il Pellegrinaggio è parte fondamentale della vita della Sezione e come camuni ci sentiamo custodi dell’Adamello perché qui hanno voluto tornare gli adamellini per percorre quei sentieri e ricordare i loro amici caduti». Il sindaco di Saviore, Serena Morgani, figlia di un alpino, con un intervento emozionante, dettato dal cuore, ha ringraziato per la scelta del luogo del pellegrinaggio.

    Il gen. Berto ha ricordato i tanti Caduti nell’adempimento del dovere e ha richiamato l’amore per la montagna che caratterizza l’identità degli alpini. «Siamo qui perché vogliamo condividere e dare testimonianza e onore a chi qui si è sacrificato e a chi ha avuto la forza per guardare avanti», ha detto il Presidente Favero. E avendo apprezzato la presenza di tanti ragazzi con il loro sindaco, ha concluso: «Dobbiamo guardare al futuro. Per farlo occorre tornare al servizio obbligatorio perché i giovani possano dare gratuitamente un po’ del loro tempo agli altri».

    Mons. Tremolada nell’omelia ha rammentato che «siamo in Adamello non per ricordare la guerra, ma il sacrificio di tanti che nella guerra hanno tenuto fede a grandi valori e per questo hanno donato la loro vita. Anche il periodo buio del Covid verrà ricordato soprattutto per la solidarietà di tanti e tra questi ci sono gli alpini che tengono vivi i valori della Patria, della famiglia, della solidarietà».

    In serata l’incontro nella piazza intitolata al gen. Pietro Ronchi a Breno ha unito immagini, ricordi, interventi di autorità civili e militari, ben coordinati da Manuel Principi e arricchiti dai filmati della giornalista Gio Moscardi di Teleboario, emittente che ha trasmesso in diretta l’intera cerimonia, per consentire al numeroso pubblico di rivivere virtualmente, ma anche emotivamente, i momenti più salienti che hanno connotato l’attività sezionale negli anni. Con poche immagini e un sapiente commento sono stati ricordati i Presidenti sezionali che sono succeduti al generale Ronchi, le cinque Medaglie d’Oro di cui si fregia il vessillo sezionale e i tanti pellegrinaggi dedicati a figure di rilievo della nostra Associazione come Franco Bertagnolli, Ugo Merlini e il compianto Presidente sezionale Gianni De Giuli, ricordato dalla figlia Ines con comprensibile commozione.

    Il 25 luglio piazza gen. Ronchi era avvolta nel tricolore. Spiccavano i gonfaloni dei Comuni della Valle Camonica, della Comunità montana e della Regione Lombardia, i vessilli e i gagliardetti; sullo sfondo la grande bandiera della torre del Castello. Autorità e alpini l’hanno gremita per assistere alla conclusione del pellegrinaggio. Dopo i saluti del sindaco di Breno Alessandro Panteghini che ha espresso l’orgoglio della cittadinanza per aver ospitato la cerimonia conclusiva e l’intervento dell’on. Giuseppe Donina, Mario Sala ha rivolto il suo pensiero al domani: «Quello che è stato fatto diventa patrimonio di tutti che dobbiamo divulgare e tramandare. Vogliamo impegnarci a non dimenticare e a trasmettere i nostri valori ai giovani».

    Al futuro hanno indirizzato le loro riflessioni conclusive anche il gen. Berto, ricordando i tanti cambiamenti delle Forze Armate dal secolo scorso ad oggi e il Presidente Favero che ha rimarcato l’importanza sociale di coinvolgere i giovani. La Messa, resa ancor più solenne dai canti del Coro Ana di Darfo Boario Terme è stata celebrata dal cardinale Giovanni Battista Re che durante l’omelia ha espresso le felicitazioni per il Centenario della Sezione, ripercorrendo alcuni momenti significativi della sua storia e di quanto gli alpini hanno fatto: «Sotto il cappello ci sono antichi valori che la nostra società ha bisogno di conservare e che noi dobbiamo tramandare.

    La solidarietà è la vera caratteristica degli alpini». La duplice celebrazione del Pellegrinaggio e del Centenario della Sezione ha avuto tanti momenti diversi ma un’unica cornice: il dovere del ricordo, la gratitudine e la speranza che questa meravigliosa storia ricca di valori e di sacrifici possa continuare.

    Nicola Stivala