Imperativo morale

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    Come poter rendere omaggio ai Caduti, nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19? È questo l’interrogativo che noi, soldati in armi dell’8º reggimento alpini, ci siamo posti nel 105º anniversario dei combattimenti sul Pal Piccolo, Freikofel e Pal Grande, avvenuti nel maggio 1915. Decidiamo di limitare la partecipazione a pochissime persone che, mantenendo rigorosamente il “distanziamento sociale”, percorreranno un tratto della linea del fronte che, in tempo di guerra, era chiamato “settore Alto But”, toccando tutti i luoghi della storia: Cima Pal Piccolo, Cima Freikofel, Casera Pal Grande, Passo di Avostanis e Casera Malpasso, per la “strada del Tolmezzo”.

    Alle prime luci dell’alba del 28 maggio siamo solo in tre – il comandante di reggimento, l’aiutante maggiore in 1ª e il sottufficiale di Corpo – a lasciare il Passo di Monte Croce Carnico a quota 1.360 per salire verso la cima del Pal Piccolo (1.886 metri). Ci circonda un silenzio al quale quei luoghi non ci hanno abituato. Ogni anno, in occasione del pellegrinaggio alle cappelle del Pal Piccolo e del Pal Grande, saliamo con gli amici della Sezione Carnica lungo questi sentieri, accompagnati dalle voci e dai rumori di chi, come noi, è diretto verso la stessa meta. Questa volta invece nessun suono, neppure il rumore di veicoli lungo la strada che dall’italiana Timau porta all’austriaca Mauthen attraverso il Passo, a causa della chiusura delle frontiere per la pandemia.

    Il distanziamento sociale impone di procedere separati di una decina di metri l’uno dall’altro, così l’attenzione è rivolta alle cime che ci circondano, come la Creta di Collinetta con i suoi 2.188 metri. Durante la guerra, da quel punto, un lungo trincerone blindato e protetto da tre linee di reticolati con postazioni in caverna, si collegava attraverso lo sbarramento del Passo di Monte Croce, con i trinceramenti del Pal Piccolo, del Freikofel e del Pal Grande, realizzando una robusta, ininterrotta linea difensiva. Contro questo sistema di difesa, reso ancora più formidabile dalla natura accidentata del terreno il 24 maggio 1915, venne lanciato l’attacco degli alpini dell’8º, l’intero battaglione Tolmezzo e di due Compagnie del Val Tagliamento. Saliamo lungo i sentieri calcati dai nostri alpini oltre un secolo fa. Superando i trinceramenti e i ricoveri della prima linea austriaca, raggiungiamo la cima del Pal Piccolo, la prima tappa del nostro silenzioso pellegrinaggio storico. La quiete dei luoghi invita a tacere. Abbiamo lo sguardo altrove: alle cime che ci circondano, all’ultima neve di una primavera anomala che mai più dimenticheremo, alle nuvole scure che, sulle non lontane Dolomiti del Comelico minacciano pioggia.

    Pochi minuti di sosta e ripartiamo. In meno di un’ora siamo sul Freikofel. Abbiamo attraversato le linee dove, nella notte sul 25 maggio 1915, gli alpini della 12ª compagnia del Tolmezzo lanciarono l’attacco alle posizioni nemiche, occupandole di sorpresa. In quel frangente però i rumori dei combattimenti avevano messo in allarme il presidio austriaco del Pal Grande che riuscì ad individuare, in un tratto allo scoperto, la 6ª compagnia del Tolmezzo in avvicinamento. Sugli alpini della Sesta si concentrò quindi tutto il volume di fuoco delle armi di reparto e delle artiglierie leggere austriache, che riuscirono temporaneamente a respingere l’assalto contro le posizioni di cima Pal Grande. Dal Freikofel procediamo verso est, per raggiungere la chiesetta del Tolmezzo, nei pressi della casera Pal Grande. Qualche marmotta, tra i massi, riempie il silenzio con un fischio d’allarme.

    La chiesetta fu realizzata in pietra da abili alpini scalpellini del Tolmezzo e fu benedetta il 2 novembre 1916 dal cappellano del battaglione, don Janes. Sull’altare fu in seguito collocata l’immagine della Madonna della Neve, ora conservata nell’Ossario di Timau. Dalla chiesetta del Tolmezzo inizia la nostra salita verso la sella di Avostanis, passando per i resti della caserma che ospitava il comando del battaglione, anch’essa realizzata da abili scalpellini. Un camoscio dalle pendici del Pizzo Timau lascia cadere diversi massi che terminano la loro corsa a pochi metri dal nostro sentiero. Superando faticosamente un lungo tratto innevato, raggiungiamo la sella a quota 2.012 metri. La pioggia incombente ci costringe ad aumentare l’andatura. Superato il lago di Avostanis con le sue falesie, raggiungiamo la nostra ultima tappa, le rocce di Malpasso.

    Qui il 15 febbraio 1916 venne ferita a morte la trentaduenne portatrice di Timau Maria Plozner, sposata Mentil, Medaglia d’Oro al Valor Militare, madre di quattro figli, l’ultimo di appena sei mesi. Il tempo di un Requiem, un saluto di fronte alla targa posta nel 2012 dalla Sezione Carnica in ricordo della portatrice e ripartiamo sotto una leggera pioggia verso Malga Pramosio, dove si conclude il nostro silenzioso pellegrinaggio sui luoghi della storia ai tempi del coronavirus.