Il testo della supplica

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    Beatissimo Padre

     

    Ci rivolgiamo a Lei, come rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini d’Italia all’avvicinarsi del primo centenario della nascita di un nostro glorioso cappellano, il Servo di Dio don Carlo Gnocchi.

     

    È giusto, Santità, che ci presentiamo. L’Associazione Nazionale Alpini conta attualmente oltre 300.000 associati, raccolti in 80 Sezioni situate in Italia, suddivise in 4.182 Gruppi e 31 Sezioni all’estero, distribuite tra l’Europa, l’Africa, l’Australia e le Americhe. Questi nostri associati appartengono a tutte le categorie sociali; ricoprono incarichi prestigiosi e svolgono mansioni umili; comprendono illustri docenti e semplici operai e pensionati; molti sono impegnati in diverse forme di volontariato e molti hanno consacrato la loro vita al servizio di Dio nella vita religiosa o nel sacerdozio ordinato ed anche tra loro ci sono umili parroci ed eminenti cardinali.

     

    È a nome di tutti questi nostri associati che ci rivolgiamo a Vostra Santità per chiedere di sollecitare, con la Vostra altissima Autorità, la prosecuzione e la conclusione dell’iter canonico del Processo di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio don Carlo Gnocchi, nato proprio cento anni fa il 25 ottobre 1902 a San Colombano al Lambro, un paese alle porte di Milano. Sacerdote ambrosiano dal 6 giugno 1925, egli, dopo aver animato gli Oratori di Cernusco sul Naviglio e della Parrocchia di San Pietro in Sala in Milano, fu destinato dal beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster come Direttore Spirituale dell’Istituto Gonzaga, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Qui lo colse lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sentendo come suo dovere pastorale l’accompagnare quei giovani che aveva formato nelle sicure aule del Collegio anche nei pericoli del fronte militare, egli chiese di diventare cappellano militare, ottenendo il consenso convinto e paterno del suo cardinale. Partì, dunque, per l’Albania e la Grecia con i ragazzi del Battaglione Val Tagliamento della Divisione Julia, sostenendoli in ogni momento e soprattutto nella drammatica esperienza della Campagna di Russia con la Divisione Tridentina tra l’agosto 1942 e il febbraio 1943, rimanendo accanto ai suoi soldati anche nella sconvolgente ritirata; raccogliendo l’ultimo anelito di quei giovani ed il ricordo che essi, morendo, gli affidavano perché lo portasse alle loro mamme, alle mogli, ai figli, alle fidanzate. Il ricordo di quei terribili mesi fu poi sintetizzato dallo stesso Servo di Dio in un piccolo capolavoro letterario così è giudicato dal titolo significativo di Cristo con gli alpini. Tornato in Patria, mantenne la promessa fatta ai suoi ragazzi morenti e si dedicò ai piccoli orfani di guerra, ai mutilati per causa delle bombe, con cui troppo spesso i piccoli inconsciamente giocavano, dando vita all’Opera pro infanzia mutilata, divenuta poi Fondazione Pro Juventute ed ora, sotto la guida di mons. Angelo Bazzari, intitolata significativamente al suo Fondatore: Fondazione Don Carlo Gnocchi. Don Carlo fu sostenuto in questa titanica impresa sin dall’inizio dall’affetto del suo Arcivescovo, il Beato cardinale Schuster, e da quello del Servo di Dio Papa Paolo VI, sin da quando era Sostituto della Segreteria di Stato prima di divenire suo arcivescovo, colui che ne raccolse le ultime parole e gli portò sul letto di morte la benedizione del Santo Padre Pio XII, il quale pure aveva sostenuto sin dai primi passi l’opera di carità di don Carlo Gnocchi.

     

    Anche la nostra Associazione si sentì coinvolta sin dalle origini nel sostegno dell’opera generosa di questo suo Cappellano, ricevendo da lui a nostra volta quella carica di spiritualità, che consolida l’entusiasmo e lo sostiene nelle opere di bene, per alleviare le sofferenze di tante, troppe vittime delle umane avversità. Collaborammo con lui nell’assistenza ai piccoli orfani, ai piccoli mutilati, tanto che fu per noi un onore altissimo portare in braccio quelle piccole vittime, colpite da innocente dolore, durante i funerali di don Carlo Gnocchi, celebrati dall’arcivescovo Montini con una presenza oceanica di persone, segno evidente della fama di santità di questo prete generoso, di questo alpino coraggioso, che volle fosse posto sulla sua tomba il cappello alpino, simbolo caro ad ognuno di noi, segno del legame profondo che ci unisce nella vita e che mantiene viva quella solidarietà cementata sulle montagne. Desiderio che fu esaudito il 3 aprile 1960 in occasione della traslazione della salma di don Carlo Gnocchi nel sarcofago di porfido offerto dalla nostra Associazione e posto all’interno della cripta eretta presso il Centro Pilota per il recupero dei bambini poliomielitici da lui voluto in via Capecelatro a Milano. Nel corso della solenne cerimonia, nella sua accorata commemorazione, il cardinal Montini rivolgendosi in particolare agli Alpini ebbe a dire: Quando, nei momenti più tragici della ritirata, egli promise ai morenti che sarebbe diventato il padre dei loro orfani figli, e quando, a guerra finita, egli guardò alla pietà immensa di file e file di ragazzi e di bambini mutilati dalla cieca crudeltà della guerra, la sua anima, completamente, si rivelò: era un soldato della bontà. Darsi per il bene degli altri, consolare, sorreggere, rieducare, far vivere, questa era la sua milizia, questa era la sua vocazione. Eroi eravate tutti; ma lui, per giunta, era un Santo , parole indelebilmente impresse nel cuore di ogni alpino.

     

    Da quel 28 febbraio 1956, quando don Carlo morì fu nostro desiderio costante poter avere don Carlo Gnocchi come nostro particolare patrono e non cessammo di sollecitare l’introduzione del Processo canonico in vista della sua beatificazione e canonizzazione. Salutammo con gioia il suo inizio e partecipammo con entusiasmo alla cerimonia, che il cardinale Carlo Maria Martini, tenne nel Duomo di Milano il 1º marzo 1986, quando annunciò che i desideri nostri, di molte altre associazioni e di tutti i milanesi, sarebbero stati esauditi con la costituzione della Commissione d’Inchiesta.

     

    Ci confortava tra l’altro l’attenzione affettuosa che sin dai primi momenti del Pontificato Vostra Santità aveva dimostrato alla Fondazione di don Carlo e che culminò il 23 dicembre 1990 nella visita compiuta alla Sede di Roma della Pro Juventute, scaturita come Vostra Santità ebbe a dire dal cuore e dal genio di quel grande sacerdote che fu Don Carlo Gnocchi . Queste parole ci sembrarono una benevola conferma del complesso lavoro della Commissione d’inchiesta, che pochi mesi dopo, il 27 febbraio 1991, concluse il suo lavoro, inoltrando presso la Congregazione delle Cause dei Santi tutto il materiale processuale.

     

    Eccoci ora, Padre Santo, a chiedere di affrettare i passi canonici, così da poter venerare al più presto il nostro Cappellano, il Servo di Dio don Carlo Gnocchi tra i santi e i beati della Chiesa e quale nostro speciale protettore, quale nostra fratello esemplare.

     

    La sua beatificazione ci stimolerebbe a continuare con immutata, anzi maggiore, energia sui sentieri del bene, del volontariato, più di 10.000 nostri associati si dedicano a tempo pieno in Italia, coinvolgendo nelle occasioni di maggiore bisogno tutti gli altri. L’esempio di dedizione senza risparmio di don Carlo sarebbe costante richiamo per noi. Egli, poi, ci ricorderebbe che ogni opera di bene rimanda a Colui che è fonte dello stesso bene, poiché è la Fonte del Bene. Anche noi associati abbiamo bisogno di ricordarci che nella sorella e nel fratello malato o bisognoso c’è una presenza speciale di
    Gesù Cristo, come Vostra Santità ci ha solennemente ricordato nella Novo Millennio ineunte (n. 49).

     

    In questa Lettera Apostolica, Vostra Santità ci ha stimolato ad andare avanti con speranza (n. 58) nell’ oceano vasto del terzo millennio. Noi Alpini siamo uomini della speranza, poiché le aspre vette montuose ci ricordano sempre di levare in alto lo sguardo, di fissare l’azzurro del cielo, per vincere la tentazione della fatica e dello scoraggiamento. Fu così anche don Carlo, che Vostra Santità definì quasi un simbolo della speranza , nell’udienza concessa alla Fondazione il 24 maggio 1997. Allora, Beatissimo Padre, diceste che quella di don Carlo era stata una grande sfida , che egli aveva affidato ai suoi amici, secondo quella sua celebre frase di morente: Amis, ve raccomandi la mia baracca . Noi Alpini Italiani ci sentiamo quegli amici, che non si stancano di sostenere la baracca del loro antico Cappellano.

     

    Operi, Santità, in modo da esaudire i nostri desideri, possibilmente nell’anno centenario della nascita di don Carlo.

     

    Insieme con lui, con l’alpino cappellano don Carlo Gnocchi, pregheremo per Lei, per la Chiesa, per la pace nel mondo.

     

    Mentre attendiamo fiduciosi che i nostri voti si compiano, chiediamo la Vostra paterna benedizione apostolica su di noi, su tutti i nostri Associati e sulle loro e nostre famiglie.

     

    Giuseppe Parazzini
    Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini

     

    Seguono i nomi dei consiglieri nazionali.

     

    23 febbraio 2002