Nell’editoriale, dello scorso mese di gennaio, hai saputo esprimere in modo eccellente il significato di alpinità, senza complicati giri di parole. Complimenti vivissimi e soprattutto grazie perché questa lettura rappresenta l’unica “consolazione” alla mia ormai vuota vita da alpino, vecchio sì di anni, ma con sempre sul cuore il mio cappello e nella testa, credo, ancora la voglia di partecipare, purtroppo soffocata dalle troppe amarezze che la mia storia associativa ha dovuto sopportare, forse proprio per non aver sempre saputo accettare e convivere con una ormai nuova strana ma usuale alpinità. Ti avevo scritto un anno fa perché speravo di riuscire a procurare un incontro con te, ma la mia lettera è forse stata inviata nel luogo sbagliato e ormai avrei rinunciato a combattere l’ultima battaglia. Incominciano a pesare le primavere e poi, alla fine, avrei solo da raccontare le mie amarezze, che non interessano ormai più a nessuno e a cui mi devo rassegnare, nessuno può, ma soprattutto vuole, porre ascolto. A chi giova?
Norberto Benvenuti, Luino
Caro Norberto, ricordo benissimo la tua lettera dello scorso anno. Con ironia mi chiedevi che nell’incontro auspicato avrei potuto o battezzarti o darti l’Estrema Unzione. Ho preferito soprassedere, perché avvertendo il tuo carattere peperino, avrei finito per cresimarti come si deve. Un abbraccio.