Caro don Bruno, mentre ti sto scrivendo, il telegiornale mostra le tristi e terribili immagini della guerra in Ucraina. Sconcerto, tristezza, timore, rabbia e sfiducia nel futuro, credo siano i sentimenti che in tanti stiamo provando nell’apprendere quanto sta avvenendo. Stavamo timidamente affacciandoci verso una ritrovata normalità, con l’allentamento della pandemia che subito, questa guerra, si è presa di prepotenza la nostra attenzione. Questa volta è un tipo di virus diverso, quello della sete di potere e di danaro, del non saper e voler ascoltare il prossimo, quello che in popoli che hanno attraversato la storia assieme, ora li divide e pone in mezzo a loro le armi puntate uno contro l’altro. Il passato che ritorna, qualcosa che ci eravamo illusi di non vedere più nella nostra cara e vecchia Europa. Non posso non pensare ai tanti padri di famiglia che stanno lasciando le loro famiglie sui treni per scappare, per imbracciare un’arma di cui forse fino a prima ignoravano l’esistenza. Per difendere il loro Paese, le loro case e gli affetti più cari molti di loro non faranno ritorno. Sono momenti che purtroppo i nostri padri e i nostri nonni hanno già conosciuto. Ancora non sono maturi i tempi per archiviare valori come il sacrificio e l’impegno per difendere il proprio paese, la propria libertà. Vale per gli ucraini ma non dobbiamo dimenticarcelo anche noi.
Andrea Prati, Gruppo di Breda di Piave, Sezione di Treviso
Caro amico, la sensibilità che tu esprimi è largamente condivisa, dentro un dolore che ci rende sempre più insopportabile guardare le immagini di guerra che ci vengono servite dai media. Eppure in questo desolato scenario, bisogna anche notare la gara di generosità e di fratellanza che sta crescendo ovunque. Era da tempo che non vedevo tanta solidarietà, a tutti i livelli. Nella notte di Caino è bello vedere anche questa luce positiva che ci dice che la voglia di bene è più forte di tanto male.