Il nobile battaglione

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    Il “nobile” Cervino osserva imperturbabile la semplice cerimonia che, poche e compunte penne nere, stanno compiendo sul pianoro che si adagia ai suoi piedi. Il sole è caldo, non c’è traccia di vento sulle sue creste e le parole della Preghiera dell’Alpino risalgono armoniose lungo i suoi fianchi poderosi e severi. Laggiù, accanto alla chiesetta immersa nel verde intenso dei prati dove il profumo dei fiori si confonde con l’aroma dei cespugli, gli alpini sono in muto raccoglimento accanto al cippo che ricorda il sacrificio degli eroi del Battaglione che porta il suo nome.

    Sull’attenti, la mano tesa per quel saluto che sale verso il cielo, accarezza la croce e vola leggero più in alto, sempre più su. I “cervinotti” sono ormai quasi tutti arrivati nel Paradiso di Cantore dove ora c’è anche Angelo Minuzzo, l’ultimo glorioso superstite valdostano del mitico battaglione sciatori Monte Cervino, il solo reparto ad essere insignito – nella Seconda guerra mondiale – di Medaglia d’Oro al Valor Militare per le eroiche gesta sul fronte greco e russo. Nelle vie del Breuil questa volta non c’erano gagliardetti, bandiere, gonfaloni. La tradizionale sfilata per le vie del paese non ci sarebbe stata. Ma la memoria andava rispettata ed alimentata seppur in maniera sobria e semplice. Non si poteva interrompere quella muta preghiera che – ogni anno – ci unisce a quei ragazzi.

    Il Presidente della Sezione Aosta, Carlo Bionaz, il sindaco di Valtournenche Jean Antoine Maquignaz, il Capogruppo Luca Vallet, il parroco Paolo Papone, una limitata rappresentanza di militari. I cuori erano pochi ma vibravano di intensi sentimenti. Le cascate hanno frenato per alcuni minuti l’allegro gorgoglio delle loro acque e le note della tromba di Giancarlo Telloli accompagnavano i pensieri. “Non facemmo a tempo a conoscere i nostri uomini: quando si cercò di riassumere i fatti per iscritto, solo eccezionalmente fu possibile dare un nome all’alpino che avevamo visto cadere accanto a noi”. Così raccontava il tenente Cossard, uno degli ufficiali superstiti, in merito ad una delle battaglie che per settimane i “cervinotti” combatterono, feriti, esausti, congelati, sostenendo nelle gelide campagne russe una lotta disperata, con il valore di tutti ed il sacrificio di molti.

    Tutti gli alpini dalla nappina azzurra custodivano nel cuore un sogno segreto che non riuscirono a raccontare. Lui solo conosce le loro storie. Lui, il più nobile scoglio d’Europa! Ogni anno, quassù, ognuno libera la propria anima per un intimo colloquio, disegnando un arabesco argentato che affida alle nuvole.

    Carlo Gobbo