Il Natale?Aboliamolo

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    Il Natale?Troppo cristiano. E scorretto . Il primo a disfarsene fu Oliver Cromwell, nell’Inghilterra puritana del 1647. E già che c’era, abolì anche la Pasqua e la Pentecoste. Durò quasi undici anni, fino alla morte del protettore del Regno .

     

    Il Natale subì un secondo ridimensionamento quasi 350 anni dopo, quando in nome del politicamente corretto mascherato dal bisogno di risparmiare energia elettrica (era l’indomani dell’attentato alle torri gemelle del 2001, e qualcosa consigliava di evitare ogni provocazione e motivi di scontro con le altre confessioni) le scuole londinesi consigliarono di ridurre le luminarie natalizie e contenere manifestazioni che richiamassero alla venuta d’un bambino che sconvolse il mondo e diede inizio a un nuovo calendario.

    Oggi, tenendo conto della crisi economica, ma soprattutto del carattere multietnico, multireligioso e multirazziale della società, il consiglio comunale di Oxford, la città del sapere e dell’università più famosa al mondo, ha preso una decisione clamorosa: cancellare la parola Christmas e chiamare il 25 dicembre e l’intero periodo delle feste Winter Light Festival , Festività della luce invernale. Faremo lo stesso un grande albero di Natale ha spiegato, contraddicendosi, il vice sindaco ma lo chiameremo in modo diverso .

    Il bello è che i primi a insorgere e protestare sono stati i responsabili della comunità musulmana ed ebraica, i quali hanno lamentato la perdita della tradizione e dell’identità nazionale! Per contro, stanno mobilitandosi i linguisti: gli uffici pubblici di vari quartieri londinesi e di cittadine dell’hinterland hanno avviato una campagna per la purezza della lingua, disponendo di abolire dai documenti ufficiali ogni termine in latino, tipo quid pro quo, ad hoc, status quo e via citando. Dimenticando che la stessa regina, pronunciando un discorso della corona, nel fare il consuntivo d’un anno difficile che stava per concludersi, lo definì annus horribilis.

    Questa ondata iconoclasta è abbastanza estesa anche a casa nostra. Ricordate alcune insegnanti d’una scuola in Brianza che avevano per conto loro abolito il Natale nelle classi?E la rana crocefissa esposta alla mostra d’arte moderna a Bolzano nei giorni della visita del Papa?È lo stesso museo che espose uno sciacquone che intonava si fa per dire l’inno di Mameli. E poi le polemiche sull’esposizione del Crocifisso…

    Il fatto è che, come commentano gli analisti politici, dopo l’illuminismo, il darwinismo, il marxismo, il freudismo, la rivoluzione del ’68, il post industriale, il post moderno e tutte le polemiche che questi movimenti si trascinano ancora oggi, l’unico argomento che trova concordi gli intellettuali è rappresentato dall’accusa di alienazione delle menti rivolta alla religione, e conseguentemente alle radici giudaico cristiane dell’Europa moderna.

    Né sono esenti i simboli sociali e civili. C’è infatti chi propone l’abolizione del 4 Novembre, che è la giornata dedicata alle Forze Armate, ai nostri militari che rischiano la loro vita in terre lontane e disperate per portare un po’ di pace e di speranza. E che difendono una Bandiera che ci rappresenta e che qualcuno la vorrebbe mettere altrove (!), ma non esposta al balcone in un giorno di festa nazionale.

    E poi si parla di caduta di valori, di crisi dei giovani, di disorientamento della società nella quale le conquiste sono diventate un naturale diritto, acquisito senza lavoro, sacrificio, impegno. Ben venga dunque il Natale chiamato con il suo nome e non come festa della luce . Fioca, per giunta.

    Ben venga il 4 Novembre come l’abbiamo sempre celebrato. Difendiamo le nostre tradizioni, che sono certamente il rispetto degli altri, ma anche la nostra storia, con tutti i simboli, le arti, la cultura: i fondamentali che fanno di noi ciò che siamo, coscienti del nostro passato, ma rivolti al futuro. (ggb)

    Pubblicato sul numero di dicembre 2008 de L’Alpino.