Rivedere gli alpini schierati in piazza Ferretto per la festa della Madonna del Don dopo due anni di doverose restrizioni, è stato per tutti bellissimo e liberatorio. A causa della pandemia, infatti, abbiamo posticipato due appuntamenti importanti: il centenario della Sezione e, appunto, la celebrazione solenne di questa festa.
Tra la soddisfazione di tutti, le Sezioni di Como e Udine hanno donato l’olio alle lampade perennemente accese sull’altare della sacra icona rinnovando con emozione un rituale che vuole essere testimonianza del nostro ricordo verso tutti i Caduti e i Dispersi della tragica campagna di Russia. Una due giorni “completa”, con la tradizionale apertura della Festa a Montecchio, presenti i vessilli e i Presidenti delle Sezioni di Udine, Dante Soravito de Franceschi e di Como, Enrico Bianchi, per un omaggio alla tomba di padre Policarpo Crosara.
Già in questa occasione, ascoltando i discorsi ufficiali, il sindaco di Montecchio e il vice Presidente della Sezione di Vicenza Meneghello in particolare, hanno evidenziato le analogie tra le sofferenze che popolazione e soldati patirono ottant’anni fa e quelle che oggi, negli stessi luoghi, patiscono le genti coinvolte nella guerra tra Russia e Ucraina. Una riflessione sulla quale si è tornati anche domenica: lo ha fatto il rappresentante del sindaco metropolitano di Venezia, l’assessore De Martin che ha ricevuto al Palazzo comunale le delegazioni delle Sezioni ospiti di Udine e Como, il Consigliere nazionale Bassetto e il Revisore dei conti Ermacora.
La chiesa dei reverendi padri cappuccini era gremita come non si vedeva da tempo, frate Elvio, nella sua straordinaria omelia, oltre a ricordare quanto sia significativa la presenza dell’icona della Madonna del Don in questa chiesa, ha invitato tutti ad affrontare la vita con lo sguardo rivolto un po’ all’indietro, a riflettere sulle belle e buone cose che si è riusciti a fare, a ringraziare il Signore per l’aiuto che ci dà, anche per “non abbandonarci alla tentazione” di farsi trasportare dal vortice delle attività che il presente ci chiama a fare, e soprattutto, a fermarsi a pregare perché questo pericoloso momento della storia passi senza le spaventose conseguenze che potrebbe avere.
Pregare la Madonna del Don, come hanno fatto e continuano a fare con cuore puro le mamme e le spose di quanti non sono tornati dalla Russia e le tante donne ucraine e russe che oggi pregano per la loro gente e il loro Paese. Grande la soddisfazione alla fine per tutti, a cominciare dal Gruppo di Montecchio col suo capo Remo Chilese che da anni organizza l’omaggio alla tomba di padre Policarpo e dalle Sezioni di Vicenza e Valdagno, sempre presenti col loro vessillo.
Alla riuscita della festa hanno contribuito attivamente gli alpini di Mestre (Alberto Bonfiglio in testa) e i Gruppi della Sezione di Venezia. Importante anche il contributo operativo delle forze dell’ordine, della Città metropolitana di Venezia e dei volontari della Pc Ana (tra cui quelli della Sezione di Udine, che hanno dato sostanza al picchetto dell’Associazione).
Franco Munarini