Il diritto e il dovere

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    Vorrei iniziare ricordando la frase stampata sulla mascherina Ana: “Fiero di essere un alpino – di proteggerti – e di proteggermi”. Durante la prima fase della pandemia ci eravamo tutti impegnati, chi più chi meno, ad indossare correttamente la mascherina e a lavare spesso e bene le mani. In pochi mesi, però, il paradigma sembra cambiato: non saranno solo la protezione e l’igiene a garantire la ripresa e la sconfitta del virus, ma sarà la vaccinazione di una gran quantità di cittadini che potrà portare il nostro Paese finalmente lontano dal baratro. Esiste, a mio modesto parere, un’etica del comportamento di ogni individuo-socio dell’Ana, da sempre impegnata e da tutti riconosciuta come una grande e splendida (in molti casi unica nel suo genere) organizzazione, il cui patrimonio genetico è fondato sulla solidarietà e la responsabilità. Tutto ciò è ancor più vero per quei soci che hanno scelto di far parte delle Unità di Protezione Civile. Possiamo allora ancora ignorare il senso della scelta di chi, nonostante appartenga a queste ultime, sceglie consapevolmente di non vaccinarsi? E quindi è proprio in questo caso specifico, cioè sull’opportunità o meno di vaccinarsi, che le azioni individuali sono interdipendenti perché influenzano l’intera comunità. Credo che i nostri organi dirigenti dovrebbero occuparsene con una pacata, ma altrettanto seria, riflessione. Sommessamente ritengo che il principio legittimo di autodeterminazione non possa prevalere sempre e in modo indiscriminato. Esiste una responsabilità individuale che necessariamente si riverbera sul bene comune e sullo stato di salute dell’intera collettività. Il nostro Statuto promuove, concorrendovi, le attività di volontariato e Protezione Civile, ma nel rispetto prioritario dell’identità associativa e dell’autonomia decisionale. Lasciamo ai due rami del parlamento approfondire se convenga o meno introdurre l’obbligo di vaccinazione per particolari categorie di lavoratori. Noi potremmo fare la differenza: siamo alpini! Un filosofo e teologo francese, Félicité-Robert de Lamennais, scriveva: “Il diritto e il dovere sono come le palme: non danno frutti se non crescono fianco a fianco”.

    Ugo Venturella, Gruppo di Saint Martin de Corléans, Sezione di Aosta

    Caro Ugo, quando leggerai la risposta a questa tua lettera, voglio solo sperare che il piano di vaccinazione proceda al galoppo. La scienza (a parte qualche squilibrato che con la scienza ha poco da spartire) è concorde nel dirci che solo una diffusa vaccinazione di massa produrrà l’immunità di gregge, la sola capace di mettere fine alla pandemia. Per quanto riguarda l’aspetto etico della questione, che tu ben evidenzi nelle tue considerazioni, faccio mie le parole di papa Francesco, pronunciate il 9 gennaio scorso: «Credo che tutti dobbiamo prendere il vaccino. È un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute e la vita, ma ti giochi anche la vita degli altri».