‘Il cappello alpino: uno dei segni pi vivi della montagna’

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    Le montagne sono state e sono ancora oggi terreno di guerra…

    …Tante guerre nel mondo pensiamo all’Afghanistan, al confine fra India e Pakistan, ai Balcani, ai monti fra Ruanda e Burundi sono state combattute in montagna e ci, come sempre accade, ha causato orrore, morte e violenza. Ho talvolta l’impressione che le nuove generazioni non si rendano conto e sarebbe un utile viatico lungo il cammino dell’integrazione europea come anche le nostre montagne, sino a pochi decenni fa, siano state teatro di guerra (penso al mio Monte Bianco, dove alpinisti amici per la pelle dei due versanti si trovarono a spararsi addosso durante la guerra fra Italia e Francia) e in specie durante la prima guerra mondiale che ha letteralmente insanguinato le Alpi e decimato interi paesi delle nostre Valli nel sacrificio, talvolta terribile, delle truppe alpine.

     

    Ecco perch abbiamo bisogno di simboli che richiamino la memoria anche

     

    in tempo di pace e che accendano la nostra attenzione verso quegli scenari

     

    di guerra che sono ancora aperti. Non dunque un caso se una delle missioni

     

    dell’Anno Internazionale delle Montagne 2002 stia proprio nella speranza di

     

    disinnescare tanti focolai di guerra. Molti dei quali, tra l’altro, hanno visto impegnati i nostri Alpini in meritorie azioni di pace.

     

    Fra questi simboli, riconosco l’interesse derivante dalla sua storia singolare

     

    del rifugio Contrin, oggi di propriet dell’ANA. E’ un bene che questo vostro

     

    anniversario significhi l’ennesima occasione per dire come un rudere di guerra

     

    possa trasformarsi oggi nell’accogliente struttura per gli appassionati

     

    d’alpinismo di tutti i Paesi del mondo, che nella fratellanza della montagna

     

    cancellano i ricordi di guerra.

     

    Intendiamoci bene: cancellare la guerra dal presente non significa affatto

     

    venir meno al dovere imprescindibile della memoria e della conoscenza

     

    della storia passata. Ed l’esercizio quotidiano che l’Ana compie, dando

     

    un’immagine viva del senso di appartenenza, che simbolizzato da quella

     

    penna sul cappello che per tutti uno dei segni pi vivi della montagna italiana.

     

     

     

    on. Luciano Caveri
    presidente del Comitato Italiano
    per il 2002 Anno Internazionale delle Montagne