Il Capo dello Stato conclude al Sacrario di Redipuglia le celebrazioni del 90 della fine della Grande Guerra

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    Il suono della tromba nel silenzio più totale di almeno 5000 persone, le mani del presidente della Repubblica che accarezzano la corona d’alloro sul Sacello centrale del Sacrario, quello del Duca d’Aosta: questo è stato il momento più toccante della cerimonia che ha segnato il termine delle celebrazioni del 90º anniversario della fine della prima guerra mondiale, a Redipuglia.

    Eravamo presenti col Labaro, ancora bagnato dalla sera precedente a Trento dove la nostra Associazione ha concluso il sentiero della Memoria sulla tomba di Cesare Battisti. Emozioni diverse. A Redipuglia l’ufficialità, a Trento l’intimità della memoria con le nostre sensazioni. Il discorso ufficiale a Redipuglia è stato tenuto dal ministro della Difesa on. La Russa, che ha sottolineato con partecipato trasporto l’importanza della ricorrenza.

    La prima Guerra Mondiale è stato il luogo dove il Popolo dei cento dialetti, nelle trincee, ha trovato la consapevolezza dell’Unità Nazionale ha detto il ministro e il luogo dove si è compiuto il percorso del Risorgimento Italiano . Ai lati della Via Eroica erano schierati otto automezzi in dotazione alle Truppe impegnate nelle missioni di mantenimento della pace all’estero e a queste ultime il ministro ha dedicato un importante passaggio del suo discorso.

    Si è rivolto infatti al presidente della Repubblica sottolineando le parole di un suo recente discorso dove tracciava un solco ideale e diretto tra la dignità e lo spirito di sacrificio dei soldati della prima guerra mondiale e quello dei nostri ragazzi impegnati all’estero. Il ministro ha ringraziato, inchinandosi idealmente a queste parole, a nome di tutte le Forze Armate.

    Le Frecce Tricolori hanno colorato d’Italia il cielo di Redipuglia nel momento esatto in cui sono state onorate le urne contenenti i resti di otto italiani recuperati in terra di Russia. Sono stati così ricordati tutti i nostri soldati, vivi e morti, nella giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità d’Italia. Una giornata che non ci stancheremo mai di chiedere che ritorni ad essere ufficialmente festiva, non lo chiediamo solo noi ma, consentitemi questa fantasia, anche tutti quei gradoni del Sacrario di Redipuglia sconsolatamente vuoti di gente, di popolo e soprattutto di ragazzi.

    Il nostro presidente nazionale Corrado Perona, il vice presidente Alessandro Rossi, il consigliere Chiofalo e chi scrive, dopo la cerimonia siamo stati accolti fraternamente dal locale gruppo di Fiorano. Qui abbiamo potuto cogliere ulteriori aspetti dell’impegno, nello specifico della giornata, degli alpini di queste terre, dei Gruppi della sezione di Gorizia, sempre presenti con la fiaccola alpina, momento importante della cerimonia di Redipuglia, e che collaborano al mantenimento del cimitero di guerra austroungarico che sorge a meno di un chilometro dal Sacrario italiano.

    La sezione di Gorizia ha in collaborazione con l’Ungheria, o meglio con una associazione ungherese, un progetto nobilissimo che prevede la costruzione e la cura di una cappella a ricordo dei numerosi soldati magiari che tra le doline del Carso hanno condiviso con i nostri nonni un tragico destino.

    Franco Munarini

    Pubblicato sul numero di dicembre 2008 de L’Alpino.