Il capitano coraggioso

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    Guido Corsi, già professore di lettere al Civico Ginnasio di Trieste, aveva passato il confine italo-austriaco in una fredda notte del dicembre 1914, lasciandosi dolorosamente alle spalle gli affetti familiari e la sua città. Era troppo forte il richiamo della Patria italiana verso cui aveva nutrito sino dalla più giovane età sentimenti profondi. Trovò accoglienza in Toscana in attesa degli eventi e non appena possibile presentò richiesta di arruolamento nel Regio esercito, dove fu alpino per trenta mesi, dapprima a Gemona all’8° e poi, concluso il periodo di istruzione, venne assegnato alla 69ª compagnia del battaglione Tolmezzo con la quale fu per breve tempo sulle postazioni del Pal Grande e del Pal Piccolo.

    Ebbe la nomina a sottotenente nell’agosto del 1915, con un trasferimento al 7° a Belluno e poi a Feltre per il corso ufficiali. Dopo una breve permanenza al battaglione Cadore, il 14 ottobre raggiunse il battaglione Feltre operativo in “zona di guerra Alpi di Fassa”, grossomodo dagli strapiombi orientali dell’altipiano di Asiago al Passo Rolle. Il Feltre, sino ai giorni di Caporetto, operò nella Valsugana sudorientale e dintorni assieme al Monte Pavione, al Val Cismon – anch’essi del 7° – ed al Val Brenta del 6°: battaglioni che si davano il cambio sulle cime e si trovavano fianco a fianco nei combattimenti in fondovalle. E Corsi ebbe la sua dose di turni in linea a duemila metri di quota, di pattugliamenti e di servizio per costruzione strade e traini d’artiglieria. Nel febbraio 1916 venne concepita un’avanzata italiana oltre Roncegno, anche se i reparti alpini erano a ranghi ridotti per le licenze invernali.

    Corsi con il suo plotone partecipò ai combattimenti tra i paesi di fondovalle ridotti a cumuli di rovine: erano i giorni degli scontri di Marter, di Roncegno, del Carbonile, di Santa Maria di Novaledo e di Sant’Osvaldo. Ma una violenta reazione austriaca costrinse le truppe italiane a ritirarsi sulle quote della sinistra Brenta. Il Feltre si era già attestato sul monte Ciste ma anche da qui, per non venire circondato, dovette ripiegare dapprima su Samone e poi più sopra sul monte Cima. Qui, all’alba del 26 maggio 1916, riuscì a stroncare l’avanzata di due battaglioni ungheresi che stavano per sfondare la quasi inesistente linea italiana. Gli alpini veneti con furiosi contrattacchi annientarono uno dei due reparti austriaci e l’altro batté in ritirata. Guido Corsi, in testa al suo plotone, fu colpito da una pallottola che gli fracassò l’omero sinistro.

    Dopo un’operazione e vari mesi di degenza, in settembre rientrò a Feltre con l’incarico di istruttore delle reclute. Ma il suo desiderio era di tornare al battaglione, e dopo varie vicissitudini burocratiche risolte con l’aiuto dei superiori, la vigilia del Natale 1916 raggiunse finalmente il Feltre in linea sul Cauriol. Su quella piramide di roccia occorreva controbattere il tiro degli schützen arroccati sull’antistante Cauriol Piccolo e difendersi dai colpi d’artiglieria, compresi quelli dell’obice Skoda da 305 di Ziano di Fiemme che prendeva di mira il monte. E poi c’erano il ghiaccio e le valanghe. E anche baracche e ricoveri da completare. E così Corsi per dieci mesi fu guerriero, capomastro e, saltuariamente, disegnatore-topografo. Ma poi vennero i giorni di Caporetto…

    Il 4 novembre 1917 fu dato l’ordine di ripiegare e di puntare sul massiccio del Grappa. Fatti saltare depositi e teleferiche, a malincuore gli alpini – asportando i materiali reimpiegabili – discesero da quel monte che era costato tanto sangue. Il 7 novembre, dopo lavori di rafforzamento delle difese, presero posizione dapprima in zona Solaroli-Val Calcino e poi Solaroli-Valderoa. In ripetuti scontri il Feltre subì pesanti perdite, ma riuscì comunque a contenere gli austro-tedeschi. Fu qui che Guido Corsi ricevette la promozione a capitano e il comando della 64ª compagnia.

    Il 13 dicembre 1917 con la copertura di un violento sbarramento d’artiglieria, grosse formazioni di jäger württemburghesi della 51ª divisione germanica attaccarono le postazioni del costone e di cima Valderoa dove si era attestata, con protezioni quasi inesistenti, la 64ª che venne praticamente distrutta. Quattro graduati e qualche alpino superstite rimasero sulla posizione, però era loro indispensabile il fuoco di copertura dell’unica mitragliatrice rimasta intatta ma senza più serventi.

    Il capitano Corsi, precipitatosi per impugnarla, fu colpito a morte da un proiettile. Ma i württemburghesi non passarono. La città di Trieste lo ricorda con l’intitolazione di una via, di una scuola media e di una lapide nel famedio del liceo Dante. Guido Corsi da Trieste, Medaglia d’oro al valor militare alla Memoria, capitano della 64ª compagnia del battaglione Feltre.

    Giuseppe Ielen