Le ali degli alpini

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    Rieccolo. È sempre lui, il caro vecchio AB205. Quando ero un allievo alla Smalp ero salito a bordo dell’allora nuovo elicottero dall’eliporto di Pollein, in Valle d’Aosta. Adesso, quasi 45 anni dopo, me lo ritrovo davanti, tetragono, robusto e affidabile come sempre volare sui piazzali dell’aeroporto militare “Giovanni Sabelli” che a Bolzano ospita il 54º gruppo squadroni “Cefeo”; il quale, assieme al gemello 34º “Toro” di Venaria Reale (in Piemonte), costituisce l’ossatura del 4º reggimento Aves Altair (denominazione che nell’acronimo comprende Aviazione dell’Esercito e adotta il nome della più brillante delle stelle nella costellazione dell’Aquila).

    Dal 1976 gli elicotteri di Bolzano operano a favore delle Truppe alpine (nelle loro varie configurazioni e denominazioni) anche se organicamente dipendono dalla Brigata e dal Comando dell’aviazione dell’Esercito. Il momento che potremmo definire operativamente unificante tra le due realtà militari passa attraverso il Coe (Comando Operativo dell’Esercito), «ma di fatto i rapporti con gli alpini – sottolinea il col. Luca Giannini, alla guida del reggimento dall’aprile 2021 – sono quotidiani, eccellenti e strettissimi, tanto che io stesso alloggio nel palazzo Alti Comandi di Bolzano». E la Bandiera del reggimento (la più decorata dell’Aves) era in piazza del Plebiscito a Napoli con altre 21 per celebrare il 150º anniversario di fondazione del Corpo degli alpini.

    Del resto il venerabile “205” oggi non viene utilizzato in teatro operativo e quindi svolge tutte le sue missioni sull’Arco alpino a favore delle penne nere, con le quali dà vita efficacemente a due grandi esercitazioni ogni anno (la più recente, l’Alpine stars è di poche settimane orsono): nel complesso scenario di montagna i piloti dell’Altair danno anche a quote elevate ed in spazi (specie di atterraggio, a volte anche solo parziale su una vetta o una cengia) spesso decisamente angusti dimostrazione di eccezionali capacità, frutto di un addestramento costante, di una perfetta conoscenza della macchina e di un’affidabilità della stessa che è garantita da una manutenzione continua (curata per le ispezioni sino alle 100 ore direttamente in reparto).

    Naturalmente il reggimento ha al suo attivo numerose missioni importanti nello scenario internazionale: Libano, Namibia, Kurdistan, Kosovo, Somalia, Mozambico, Bosnia e ultima in ordine di tempo (2010/2012) in Afghanistan, in occasione della quale alcune macchine sono state allestite con il Mep (Mission Equipement Package) che comprende un sistema integrato di autoprotezione (contromisure) e protezioni balistiche per l’equipaggio. Oggi i “205” rimasti in linea con il reggimento sono poco più di dieci, numero sufficiente a coprire le esigenze in attesa dell’arrivo dell’AW169M, il nuovo elicottero di Leonardo selezionato dall’Esercito per prendere il posto di quattro/ cinque linee di elicotteri (AB205, AB212, AB412, AB206 e A109) oggi in linea, con grandi vantaggi dal punto di vista logistico.

    «Abbiamo già due esemplari di 169, seppure in configurazione commerciale, in servizio al 2° reggimento di Lamezia Terme – sottolinea il col. Giannini – e alcuni nostri piloti e tecnici stanno già effettuando il passaggio sulla nuova macchina, che ovviamente introduce orizzonti nuovi nell’impiego dell’elicottero e richiederà nuovi approcci anche mentali, sia per le dotazioni strumentali avioniche, sia per la potenza delle due turbine, che aumentano notevolmente le prestazioni in tema di quota operativa, raggio d’azione e velocità». L’alba di quella che sarà una vera e propria nuova era non è affatto lontana: si prevede infatti che per la seconda metà del 2024 i primi esemplari di 169 vengano assegnati al 54°: prima, però, sulla base verranno eseguiti notevoli lavori di ammodernamento (le strutture sono praticamente le stesse dalle origini), che comprendono la realizzazione di hangar e aree tecniche all’altezza della nuova macchina, oltre ad un nuovo comando di reggimento e strutture per il personale (che oggi è costretto a dividersi in vecchi edifici che sono su due lati opposti del sedime aeroportuale civile di Bolzano).

    Insomma, una vera e propria rivoluzione, attesa con comprensibile impazienza dagli uomini col basco azzurro; anche se per alcuni di loro, come il sottufficiale di corpo Guido Semola, vero e proprio “vecchio manico” sui “205”, non sarà facile sentimentalmente separarsi dal cupo “flat-flat” del rotore bipala che nell’immaginario collettivo accompagna anche chi non ci ha volato dai tempi cinematografici di Apocalypse now. Ma è l’inevitabile segno dei tempi e non preoccupa certo il reggimento, il cui motto (Nec aspera nec ardua coela timeo, non temo i cieli né aspri né difficili) è più che rivelatore.

    Massimo Cortesi