Il 26 gennaio

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    Gentilissimo direttore, il ddl 622 approvato a suo tempo dalla Camera dei Deputati è ora legge e con questa viene istituita la “Giornata della Memoria e del Sacrificio Alpino”. La generale gioia la si può percepire dagli innumerevoli messaggi che circolano attraverso i sistemi informatici oggi a nostra disposizione. Felice però io non lo sono: tutt’altro! Lo sarei stato fosse stata ripristinata la giornata del 4 novembre dove tutti i Corpi, armi, specializzazioni ed associazioni d’Arma partecipano per ricordare il generale sacrificio. Riconosco che alle Truppe Alpine è stato richiesto un enorme sacrificio in tutte le guerre, vero anche che, inquadrati nell’Ana continuiamo ad offrire i nostri servizi con abnegazione e umiltà. Umiltà? Pare che da un po’ di tempo ci stiamo “incensando” troppo e con questa legge poi. Sacrifici come quello di Cefalonia, giusto per citarne uno, dove sono stati massacrati fanti, finanzieri, carabinieri e marinai, non possiamo dimenticarlo. All’anniversario della Liberazione non ho partecipato come in passato indossando il cappello alpino: mi sarei sentito in forte disagio di fronte agli amici delle altre associazioni d’Arma. E non mi si venga a dire che è stata pura volontà di qualche parlamentare poiché se così fosse il Presidente nazionale, “invitato” in commissione Difesa poteva benissimo rinunciare e ringraziare con umiltà alpina.

    Ivano Gentili

    Al tuo scritto vorrei rispondere con l’editoriale che trovi in apertura di giornale. Di mio aggiungo solo che sono orgoglioso che qualcuno abbia voluto gratificarci di questo riconoscimento. Non abbiamo chiesto nulla, non siamo saliti in cattedra per dare disposizioni, non abbiamo negato il valore degli altri Caduti e delle altre associazioni d’Arma, non abbiamo proposto alcuna data… Evidentemente se all’unanimità il Parlamento ci ha voluto dare questo attestato non penso sia dipeso da strategie dell’Ana, ma da un sentire collettivo che guarda con riconoscenza a ciò che facciamo. Se poi uno si vergogna ad indossare il proprio cappello, scelga pure una via di uscita, per trovare lo spazio più consono alla sua sensibilità.