Il 26 gennaio

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    Sono il caporale Francesco Barbieri, orgogliosamente alpino, classe 1967, naja a Tarvisio nella brigata Julia, btg. Gemona, caserma Lamarmora. Ho letto con interesse e attenzione il suo editoriale e, premesso che non è mia intenzione contestare la decisione presa istituzionalmente perché penso di aver capito il senso “ampio” dell’individuazione di Nikolajewka, mi permetto di farle una sola domanda. Perché prendere come esempio un evento di attacco alla sovranità di una nazione, piuttosto che uno dei tanti, valorosi e fulgidi esempi di patriottismo dimostrati in difesa del nostro territorio? A mio modesto parere una scelta in favore della seconda non avrebbe “inquinato” una giornata che il nostro Corpo e i nostri Caduti strameritavano!

    Francesco Barbieri

    Caro Francesco, innanzitutto giova ricordare che la data del 26 gennaio non è stata scelta dall’Ana, ma dai parlamentari che hanno avviato l’iter per l’istituzione delle “Giornata”, approvata poi di fatto all’unanimità dalla Camera e dal Senato. La scelta del giorno di Nikolajewka è probabilmente stata dettata da ciò che quella battaglia rappresenta: uno sforzo, eroico, tragico e disperato per “tornare a baita”, lasciandosi alle spalle l’assurdità di una guerra che certo quegli alpini non volevano. Anzi, fu proprio la presa di coscienza della follia di cui erano stati loro malgrado protagonisti a far sì che molti di loro, tornati in Patria, salissero in montagna tra le file della Resistenza. E fu dalle steppe desolate della Russia, memori dei troppi che erano Caduti o stati lasciati indietro, che i nostri Reduci trassero la spinta per impegnarsi nella vita “aiutando i vivi per onorare i morti” (per quello oggi la più grande struttura per l’assistenza alla disabilità fisica in Italia porta, a Brescia, il nome Nikolajewka). Certo, anche nella Prima guerra mondiale ci furono grandiosi esempi di eroismo e sacrificio (basti pensare all’Ortigara), ma credo che la “Giornata” intenda celebrare il concetto più che l’episodio: la tragica epopea della Ritirata di Russia è quanto di più rappresentativo si potesse immaginare in questo senso.