Egregio signor direttore, sono un aggregato che le scrive sperando in una sua diplomatica risposta. Dunque mi trovo a Melbourne Australia dal 1952 proveniente dalle Prealpi Giulie, ossia da Gemona del Friuli (Udine). Con questo mio scritto non vorrei offendere nessuno dicendo la mia opinione sul 25 Aprile, ossia giornata della Liberazione, che i partigiani se la sono fatta propria malgrado l’Italia sia stata liberata dagli anglo-americani, molti dei quali hanno perso la vita sognando un’Italia libera dagli oppressori nazifascisti. Questo però ha anche finito per creare la guerra civile. Mio padre apparteneva alla Mvsn (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e nella tragica notte del 10 luglio 1944 ha perso la vita cercando di ostacolare il sabotaggio partigiano sulla linea ferroviaria Vienna-Venezia lasciando la moglie e quattro figli senza padre. Ora per me il 25 Aprile è la data che mi ricorda le Foibe, rimaste nascoste dal centrosinistra per 50 anni, o meglio ancora la giornata del ricordo delle vittime innocenti del Covid-19. La ringrazio e la saluto dalla terra dei canguri.
Rinaldo Rizzi, Melbourne, Australia
Caro Rinaldo, la tua lettera intreccia storia e sentimenti e queste due realtà, entrambe, meritano rispetto e valutazioni pacate. È vero che l’atto finale della Liberazione è attribuibile alle truppe anglo-americane, ma non può essere disconosciuto il valore della Resistenza, che non fu tutta ideologica e talvolta brutale, come ci è stata ricordata in tempi recenti anche dal giornalista Giampaolo Pansa nei suoi osteggiati e coraggiosi volumi. Ci fu anche una Resistenza carica di ideali e di onesto coraggio. Penso a tanto mondo cattolico e tanti sacerdoti che pagarono anche con la vita. Purtroppo la fine di una guerra è sempre una resa dei conti, dove a soccombere sono soprattutto quelli che si trovavano dalla parte sbagliata, cioè perdente. È accaduto a tuo padre ed è accaduto ai morti nelle Foibe, che purtroppo per loro, spesso non avevano neppure il torto di aver fatto una scelta. Vivi con orgoglio, Rinaldo, la memoria di tuo padre. Ebbe l’unico torto d’essere un servitore fedele. Ed abbi sempre l’orgoglio d’essere italiano. La storia di un Paese è fatta di errori e di cadute, ma anche di rinascite, ed è pur sempre la nostra Patria.