Sul numero di dicembre de L’Alpino leggo la lettera “Croci senza nome” di Bruno Panchieri, che testimonia come l’ondata di sentimenti relativa ai Caduti della Prima guerra mondiale è lungi dall’essersi esaurita con la fine dell’anno del Centenario. Questa lettera mi spinge a ricordarle quanto fatto nel mese di ottobre in terra bresciana al cimitero di Milzanello di Leno presso le tombe di due austroungarici. Tale cerimonia è stata fortemente voluta e condotta da me, con la legittimazione di Nastro Azzurro di Brescia, Assoarma di Brescia, Ana, Anarti, Cc e Comune di Leno. Per esperienza diretta posso assicurarle che il sentimento di fratellanza è oggi forte da ambo le parti una volta belligeranti, come ho avuto modo di constatare di persona in cerimonie analoghe al di qua e al di là delle Alpi nella scorsa estate. Ho notato che solo le mie scarse parole di tedesco hanno in più occasioni comportato favorevoli espressioni di condivisione di sentimenti veramente fraterni. Forse dovremmo favorire di più gli scambi reciproci di visite. Continuiamo perciò a curare queste memorie che sono sacre e tuttora racchiuse nell’intimo di migliaia di cuori europei non più antagonisti: “Ieri nemici, oggi fratelli”.
Enzo Franzoni – Brescia
Caro Enzo, per ragioni di spazio diremo ai nostri lettori che il tuo grande sforzo è stato quello di rendere gli onori a due ignoti soldati dell’impero austroungarico sepolti nel cimitero di Milza nello. Un lavoro certosino che vi ha portato a scoprire, prima di tutto, che si trattava di due soldati ucraini, ma soprattutto che ha portato tutta l’amministrazione e gli alunni delle scuole locali a riflettere sul dramma della guerra e soprattutto a far crescere ponti perché dall’animo, se non dal vocabolario, sparisca la parola nemico ed anche straniero.