I famosi caplèt

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    Sono un aggregato del Gruppo di Anzola dell’Emilia e volevo far notare che durante la lettura de L’Alpino di aprile non ho potuto fare a meno di notare il “madornale” errore che è stato fatto identificando come “cappelletti” un piatto di tortellini in brodo (vedi pagg. 44/45) in cui viene raccontata la cultura culinaria dell’Emilia-Romagna. So di essere stato abbastanza brusco ma spero che possiate capire il “disagio” o fastidio che possa provare un romagnolo o un emiliano nella lettura di questo articolo, orgogliosi per la nostra cucina come siamo noi, visto anche i continui fraintendimenti da parte di esterni alla Regione nel riconoscimento di queste due pietanze.

    Jacopo Delvecchio, Gruppo di Anzola dell’Emilia, Sezione Bolognese Romagnola

    Caro amico, il tuo scritto è come una luce che fa cadere le squame della mia ignoranza, non senza prima avermi fatto indossare il cilicio e cosparso il capo di cenere per ottenere il tuo perdono. Il tutto per aprirmi alla nuova conoscenza che vado a condividere con i nostri lettori. Dunque. Per dire prima di tutto che il tortellino appartiene alle terre dell’Emilia. Ma è bolognese o modenese? E cosa rispondere agli amici di Castelfranco Emilia che indicano lì la patria di tanta bontà? Invece, parlando di Rimini, bisogna dire che qui regnano i cappelletti, i caplèt alla romagnola, o caplit alla ferrarese. Ripieno di solo formaggio con, al massimo, aggiunta di petto di cappone o lombata di maiale. E dopo tanta acquisita competenza, grazie caro Jacopo, nell’attesa di mangiare i famosi caplèt.