La comunit di Bella, in Basilicata, ha voluto ringraziare gli alpini che 21 anni fa coadiuvarono alla ricostruzione dopo il drammatico sisma.
Erano passati appena quattro anni da quando le Penne Nere erano intervenute nello sconvolgente scenario di distruzione e morte del terremoto del Friuli, quando l’ANA muoveva i suoi volontari verso il Sud devastato dal sisma del 23 novembre 1980. In Basilicata l’intervento dell’ANA fu coordinato da Vincenzo Periz, allora presidente della Sezione Vicenza e vicepresidente nazionale. Era coadiuvato dall’allora colonnello alpino Antonio Cassotta e da altri collaboratori. Il sottoscritto, nelle vesti di consigliere nazionale e geometra, seguiva l’attivit dei
volontari nei cantieri del comune di Bella, in provincia di Potenza.
L’intervento si concretizz nella realizzazione di una strada che serv a togliere dall’isolamento una frazione di Bella, nella riparazione di venti strutture aziendali agricole e nella fornitura di tre scuolabus, oggi ancora in funzione.
Bella non ha dimenticato, ed ha promosso una grande manifestazione per ricordare i volontari che furono vicini ai terremotati dopo il 23 novembre 1980. Lo ha fatto, come ha sottolineato il sindaco di Bella, Cataldo Sabato, per rinsaldare i vincoli di solidariet ed amicizia che 21 anni fa unirono Nord e Sud d’Italia e che sono, al di l di ogni federalismo, il cemento dell’unit nazionale. Quei volontari, che pochi giorni dopo arrivarono ad alleviare la terribile solitudine, l’incertezza e a volte la disperazione dei terremotati, furono ribattezzati gli angeli del terremoto, appellativo emblematico, nella sua semplicit, della riconoscenza nei confronti delle Penne Nere degli abitanti di quelle zone dimenticate dalla storia ma non dalla brutalit della natura.
Volendo ricordare tutti coloro che ebbero un ruolo particolarmente significativo nel periodo dell’emergenza, il Consiglio comunale di Bella lo ha fatto attraverso la toponomastica delle infrastrutture urbane create con la ricostruzione. A Vincenzo Periz ed agli angeli del terremoto stato dedicato un Belvedere, ricavato con la riorganizzazione degli spazi del centro storico.
All’alpino Antonio Cassotta, ora generale, conterraneo di Melfi che impieg capacit tempo e risorse per seguire insieme a Periz gli interventi ANA a Bella ed in altri Comuni, stata conferita la cittadinanza onoraria. Infine stata intitolata agli Alpini la strada di collegamento realizzata dai volontari ANA durante l’emergenza.
Nel corso della cerimonia di scoprimento della lapide a lui dedicata, stata ricordata la figura di Vincenzo Periz, scomparso anni fa: un uomo dal cuore grande cos, un alpino che dopo aver servito la Patria vivendo tutte le vicissitudini dell’ultimo conflitto (campagna di Albania e internamento in un campo di concentramento nazista) si dedic con assiduit ed amore alla nostra Associazione.
Era presente la sua famiglia al completo, accompagnata dal presidente della sezione di Vicenza Ruggero Rossato e da alcuni volontari di allora. Non vi sono parole per descrivere le manifestazioni di affetto di cui siamo stati circondati a Bella. Abituati a fare senza attenderci onde di ritorno, il tributo di riconoscenza di questa comunit stato tanto inaspettato quanto gradito. Ci ha commosso sapere che il ricordo del nostro intervento di 21 anni fa rimane indelebile nella memoria collettiva di Bella, tanto quanto indelebili sono le ferite, mai rimosse, provocate delle scosse che allora devastarono il paese.
Il binomio alpini terremoto prende corpo nel 1976 in Friuli. Ho sempre davanti quei paesi trasformati in un cimitero di rovine, quelle fessure profonde e nere nella terra da dove sembrava che l’inferno avesse cercato una via di uscita in quella maledetta notte di luna del 6 maggio. In Basilicata era impressionante lo spettacolo delle croci creato dalle travi e dai cornicioni della case sventrate.
In Armenia (prima non sapevo nemmeno dove fosse l’Armenia!) un tessuto millenario di storia e un intreccio unico di civilt sembravano essere andati cancellati, sepolti sotto una vastit di macerie, unico panorama di quella che era una terra bellissima.
In Umbria ho visto cosa ha significato il terremoto per le monache clarisse che da secoli vivevano nel silenzio e nella solitudine della clausura, gelosamente e gioiosamente custodi del loro monastero adiacente la basilica e drammaticamente compromesso dalle ripetute scosse.
Ma si sa che nulla avviene per caso, nemmeno l’apocalisse del terremoto (e davvero apocalisse fu per coloro che l’hanno subta). Perch dopo ogni terremoto
avvenuto qualcosa di importante. Le sciagure hanno sempre migliorato gli uomini, hanno saldato rapporti fra genti diverse e lontane, hanno ristabilito legami di solidariet l dove non erano riusciti a farlo n anni di politica o secoli di storia. E’ sempre cos, quando gli uomini si mettono assieme per ricostruire pietra su pietra.
Cosa sarebbero gli Alpini senza questa solidariet?Quale fisionomia avrebbe la nostra Associazione senza i volontari che partono ogni volta che si abbatte la catastrofe, senza il fiume di Penne Nere che si dirige l dove c’ un’emergenza e la gente ha bisogno di aiuto?Sono convinto che quando verr riscritta la storia degli Alpini i pi bei capitoli si chiameranno Friuli, Irpinia e Basilicata, Armenia, Umbria, Albania,Valtellina, Piemonte, Valle d’Aosta.
Perch, paradossalmente, sono proprio le catastrofi a cementare quella fisionomia in cui tutti ci riconoscono e di cui andiamo fieri.
Ma allora vero: nulla avviene per niente. Nemmeno il terremoto.
Lino Chies