Alpini in armi e A.N.A. uniti per un piccolo gesto di solidariet per curare una bambina serba.
Tatjana Miatovic, della minoranza serba di Sarajevo, era ancora una ragazzina quando fu costretta a fuggire dalla sua citt ed a rifugiarsi a Belgrado ai tempi delle violenze etniche che alcuni anni fa insanguinarono quelle terre. Sono ricordi terribili che ancora l’angosciano.
Ora per, grazie all’opera di protezione della pace delle truppe dell’ONU, la vita tornata abbastanza tranquilla. Tatjana ritornata a casa sua, a Sarajevo lavora in un panificio ed ha una bella e vivace bambina di sei anni che si chiama Nina.
Ma spesso non c’ una gioia senza dolore: Nina ha una grave malattia agli occhi, la sindrome di Duane, che gradualmente ed ineluttabilmente la porter alla cecit, e i medici locali non possono fare nulla. Forse si potrebbe tentare una cura all’estero, ma ci vorrebbero tanti soldi e Tatjana non li ha.
Un giorno un’amica le racconta di un caso avvenuto qualche tempo prima: una bambina cieca di Sarajevo era stata operata in Italia ed aveva riacquistato, parzialmente, la vista. Bisognava dunque andare all’Italian Battle Group e parlare con quei soldati dal buffo cappello di feltro con una penna nera.
E cos, un medico militare italiano ha visitato gli occhi della bambina e ha detto che si poteva fare; bisognava per portarla a Trieste, che Tatjana neppure sa dov’.
Si mette in moto il Comando dell’Italian Battle Group che contatta l’ambasciata italiana e l’Associazione Nazionale Alpini, ed inizia l’iter burocratico per il trasferimento della bambina all’ospedale pediatrico Burlo Garofalo, di Trieste.
L’operazione sar a spese del governo italiano, e la permanenza della madre sar a carico dell’ANA. Passa quasi un anno e Gianpiero Chiapolino, presidente della sezione di Trieste, che a questo punto si sobbarcato l’onere dell’organizzazione, comincia a dare segni d’impazienza.
Pare impossibile: quando ci si mette di mezzo la burocrazia diventa difficile anche fare del bene! Chiapolino si d da fare, tempesta di telefonate e lettere generali, ministri, sottosegretari, direttori generali; non d pace a nessuno, finch i visti e i permessi sono pronti e Tatjana e Nina possono finalmente partire.
Ad attenderle all’aeroporto di Ronchi, gioved 21 marzo, ci sono Piero Chiapolino e l’immancabile Nino Baldi. Tatjana non sa parlare italiano; non fa niente: ci si arrangia con un po’ d’inglese e a gesti. All’ospedale tutti sono gentili e premurosi. Dopo le ultime visite ed analisi Nina viene operata agli occhi. Due giorni dopo le tolgono le bende. L’operazione riuscita benissimo: madre e figlia sono al settimo cielo per la gioia. Quando andiamo a trovarla al Burlo Garofalo, Tatjana non si stanca mai di ringraziarci. Nina felice corre per i corridoi e nel giardino dell’ospedale. Com’ bello il mondo, cos diverso da come lo intravedeva prima!
Dimessa dall’ospedale Nina, assieme alla madre, deve stare ancora qualche giorno a Trieste, in attesa delle ultime visite di controllo e del volo (ce n’ solo uno alla settimana) che la riporter a casa. Le invitiamo il marted sera al nostro solito rancio alpino in sede. Un alpino ha portato il figlio Piero, coetaneo di Nina. I due ragazzini parlano lingue diverse, ma si capiscono ugualmente e diventano immediatamente inseparabili compagni di giochi, correndo tra i tavoli e strappando un breve sorriso commosso a qualche burbero vecio che fa finta di rimproverarli: Ste boni! Come se disi ste boni in bosgnicco?, ma ne approfitta per passare brevemente la mano sui riccioli biondi di Nina e guardarla in quei begli occhioni, ancora un po’ arrossati per l’operazione, ma ormai sani.
Dario Burresi