Giovani mostri

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    Se ne parla.

    Recenti cronache di violenza hanno suscitato costernazione e preoccupazione non solo per la particolare ferocia nell’uccidere ma, forse soprattutto, per la giovane et dei protagonisti, sia vittime che carnefici. Ragazzi, questi ultimi, adolescenti o quasi ancora bambini. E, allo sgomento, subito seguita una serie di angoscianti interrogativi: perch avvengono fatti del genere, come possibile che avvengano?Come possibile premeditare a freddo, con la disinvoltura che viene dalla sicurezza e dalla complicit del branco, un’aggressione e poi l’assassinio di una compagna di scuola, vicina di casa, in un paese dove si conoscono tutti da sempre?Si scava, e si scopre che ci sono spiegazioni comuni ad altri episodi del genere, nei quali la vittima la madre, il fratellino, il padre. E comune la lucida determinazione nel perseguire lo scopo. O forse peggio ancora tutto avviene per caso, per uno scherzo mal riuscito, giocando disinvoltamente con la vita che conta poco, nei pochi minuti di ricreazione a scuola, quando si estrae un coltello.
    Conta invece avere ogni cosa accrediti importanza: il motorino, il telefonino, la fidanzatina o il fidanzatino (qualcuno dovr pur spiegare cosa significano questi termini, ipocritamente usati al diminutivo dagli adulti per alleggerire il peso delle proprie responsabilit educative). Conta avere idoli da imitare, denaro da spendere al bar, imporsi come modello ai coetanei, costruirsi una personalit nella quale non c’ spazio per scuola, studi, famiglia, affetti tradizionali: pesi insopportabili, da scaricare.
    Come la responsabilit.
    E si scopre che questi giovani cos violenti e cos fragili, hanno tutto tranne ci che dovrebbero avere: una guida, una morale, dei valori, il rispetto per gli altri oltre che il dovere verso se stessi. Che mancata la scuola, mancata la famiglia, occupata la prima a seguire programmi avulsi dalla realt sociale e lavorativa, la seconda travolta dagli affanni quotidiani, distratta, pigra. E, infine, impotente. Si scopre che nel mondo dei giovani scompaiono i valori, tanto che c’ qualcuno che vorrebbe istituire una sorta di leva civile obbligatoria, per impegnare i ragazzi al senso del dovere, della solidariet. A crescere, insomma. Ci si dimentica che nella difesa di interessi particolari stata abolita l’unica istituzione che poneva un punto fermo a tutto questo, e che si chiamava servizio
    di leva. Una istituzione che accoglieva ragazzi anche immaturi, anche diseducati, e li restituiva alle famiglie cresciuti, maturi, responsabili. Che avevano imparato a dire s anche quando per loro era no, a faticare, a rispettare gli altri, a fare cose che non avrebbe voluto fare ma che, poi, era stato bello fare.
    Forse la colpa non proprio tutta dei giovani: gli adulti, trascurando per interesse o disinteresse, insofferenza o scarsa disponibilit questi tragici segnali che la quotidianit ci fornisce, non sono meno colpevoli.