FRANCIA Storia di Lazzaro, Cavaliere di due guerre

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    Quella di Lazzaro Ponticelli è una storia d’altri tempi, che racconta un secolo attraverso le vicende di guerra e di pace, del lavoro e della famiglia.

    Lazzaro Ponticelli nacque nella borgata Cordani, a Bettola (Piacenza), la vigilia di Natale del 1897, da mamma Filomena e da papà Giovanni. All’età di 10 anni, come altri emigranti che a inizio secolo lasciarono la madrepatria piagata dalla fame e dalla scarsità di posti lavoro, scarpe in spalla per non consumarle, si recò a Parigi, ospite da alcuni parenti che, tempo prima, si erano stabiliti nella capitale francese.

    Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Ponticelli si arruolò volontario nelle Ardenne ma un anno più tardi, l’Italia, entrata in guerra contro l’impero austro ungarico, lo richiamò a Torino per essere arruolato nel 3º Alpini. Fu sulle montagne del Pal Piccolo e del Montello che Ponticelli combatté la sua guerra mondiale e si distinse per dedizione ed eroismo, onorando la Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto.

    Al termine della guerra rientrò in Francia e, con i suoi fratelli, costituì una società di spazzacamini, lavorò nel campo dell’edilizia e infine, utilizzando i guadagni di quest’attività, fondò la Ponticelli Freres, una società che si occupa della ricerca di pozzi petroliferi. Paradossalmente fu la tragedia della guerra che diede slancio alla società.

    Nell’estate del 1942 Ponticelli fu chiamato a Pas de Calais, vicino al Belgio, dove i tedeschi erano interessati a ridestinare il materiale di un’installazione petrolifera per la costruzioni di armi. Ma anche in quest’occasione la statura morale dell’uomo prevalse sugli interessi economici. Con grandi rischi, riuscì a modificare la destinazione del carico, e così l’acciaio non venne usato per fabbricare le bombe da lanciare contro la Francia, nazione che anni prima lo aveva accolto a braccia aperte. Passarono gli anni e, nel 1967, Lazzaro Ponticelli lasciò la guida della società che ormai era destinata a diventare un impero, prima al fratello Celeste e quindi al nipote René.

    Negli anni seguenti Ponticelli è stato in tante scuole, per raccontare agli studenti gli orrori della guerra. Un giorno, parlando della guerra con gli alpini della sezione Francia guidati da Renato Zuliani, disse con rammarico che la sua Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto l’aveva smarrita. Detto fatto, le penne nere hanno donato una nuova Croce al vecio reduce, e insieme ad essa un nuovo cappello alpino, portato dall’adunata di Asiago. Dopo il commiato, gli alpini hanno dato un ulteriore sguardo alla casa di Lazzaro: lui era sulla soglia, croce al petto, la mano alla tesa del cappello alpino.