Fossano ha accolto il 1 reggimento artiglieria al rientro dall'Afghanistan

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    DI GIAN PAOLO NICHELE


    Sabato 17 gennaio, in un pomeriggio terso e freddo, la città di Fossano ha accolto gli alpini del º reggimento artiglieria da montagna di ritorno dall’Afghanistan.
    Da settembre a gennaio il contingente ha avuto come area di responsabilità il centro di Kabul e come obiettivi tattici la protezione di personalità governative afghane, l’abitazione del re Zahir Shah, l’ambasciata americana ed altre strutture diplomatiche. I numeri parlano da soli: 650 pattuglie effettuate, 600 guardie afghane addestrate ai servizi di scorta, 35.000 ordigni distrutti dagli artificieri, 500 scorte a convogli di aiuti umanitari.
    Sempre in tema di numeri, vanno ricordati gli aiuti concreti offerti alla popolazione grazie all’impegno delle sezioni del primo raggruppamento: 16 tonnellate di aiuti umanitari, 10 tonnellate di cancelleria e materiale scolastico, 20 tonnellate di riso, donate 10 ambulanze in collaborazione con la CRI, donata una macchina tipografica ed una stazione grafica computerizzata all’associazione Voice of Afghan Women’, inviato in Italia un bimbo afghano per ricevere cure mediche specialistiche.
    E infine, grazie ai fondi ricevuti, sono stati costruiti 6 pozzi, un ponte, una bretella stradale di 5 km per raccordare due arterie stradali della capitale. comandante del contingente, il colonnello Claudio Rondano, può essere soddisfatto: ed anche se per un militare l’unica moneta morale è la soddisfazione del dovere compiuto, merita un grazie davvero forte per aver onorato l’Italia in terra straniera con i suoi uomini.
    Nella piazza del Castello degli Acaja a Fossano, il col. Rondano ha accolto i vessilli di 12 sezioni e tanti gagliardetti, il Labaro dell’Associazione scortato dal vice presidente Romagnoli e dal consigliere Canova, il brigadier generale Vaccino comandante la brigata Taurinense e la bandiera di guerra del reggimento.
    Mentre si alternavano gli indirizzi di saluto del vice sindaco di Fossano del presidente della Provincia di Cuneo Quaglia, sulla parete del Castello scorrevano le immagini delle attività compiute dagli artiglieri a Kabul.
    Le donne con il burka sono state soggetto più fotografato perché, probabilmente, il più distante dalla nostra cultura: ma si sono visti anche i bambini, gli anziani, i visi cotti dal sole, le tracce di una civiltà fiorente oggi messa in ginocchio da governi scellerati.
    I nostri ragazzi erano là, incluse le ‘artigliere’. Certo, nella prima fila dello schieramento non avevano un’aria particolarmente marziale ma la sostanza sa andare oltre la forma, se si vuole. Il cronista deve riportare fedelmente e senza coinvolgimento personale i fatti.
    Ma se il cronista ha avuto l’onore di servire la Patria anche nel primo da montagna di Fossano, è difficile non tradire l’emozione di ritrovare i compagni d’armi al ritorno dopo una missione così importante. Pur consci del pericolo come fattore insito nel proprio servizio, hanno avuto la sorte di non aver subito attentati né gravi incidenti. Ma crediamo che anch’essi, come ogni militare, abbiano perso un po’ della loro gioventù assieme ai caduti di Nassirya.
    E meritano il nostro grazie perché il nostro orgoglio di essere italiani passa anche per loro.