È stato il Terzo settore l’argomento dominante nell’assemblea nazionale dei presidenti di Sezione che si è tenuta il 13 novembre a Palazzo delle Stelline, a Milano. Un’assemblea davvero partecipata, in cui erano rappresentate ben 77 Sezioni su 80, segno dell’impegno e dell’attenzione che nell’associazione non si sono certo attenuati.
Il vuoto normativo che per ora preclude l’iscrizione dell’Ana al Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore) causa infatti non poche preoccupazioni, soprattutto in tema di sostenibilità delle attività di protezione civile, anche attraverso la possibilità di accesso ai contributi del 5 per mille. Dubbi a cui ha dato risposte il presidente nazionale, Sebastiano Favero, il quale si è augurato di proseguire entro l’anno l’interlocuzione, rimasta in sospeso durante la campagna elettorale, col medesimo responsabile nazionale nonostante il cambio della compagine governativa.
«Certo – ha sottolineato Favero – le strade da seguire potrebbero essere più di una e passare attraverso una revisione dello statuto, convocando se necessario un’assemblea straordinaria dei delegati, o attraverso la Fondazione Ana». Proprio una Fondazione che si richiami ai valori alpini, ha ricordato il presidente, potrebbe essere una strada da seguire in tema di futuro associativo per ovviare alla mancanza delle caratteristiche “d’arma” di chi si vuole iscrivere. «Perché – ha affermato in apertura di Il tavolo della presidenza: da sinistra il tesoriere Andrea Gorgoglione, il vicepresidente Lino Rizzi, il presidente nazionale Sebastiano Favero, il vicario Federico di Marzo, il vicepresidente Gian Mario Gervasoni e il segretario del Cdn Daniele Bassetto. lavori Favero – la peculiarità di associazione d’arma dell’Ana resta imprescindibile ».
Il presidente ha anche comunicato alcune decisioni assunte negli ultimi Consigli direttivi nazionali, tra cui quella di realizzare, quando sarà materialmente possibile, una struttura nell’Ucraina devastata dalla guerra, struttura che lasci un segno degli alpini come è già accaduto a suo tempo con l’asilo Sorriso e con il Ponte dell’amicizia in Russia e di contribuire alla costruzione di una chiesa ed un oratorio a Pemba, in Mozambico, a ricordo della missione Albatros che trent’anni fa fu l’ultima a vedere impegnati alpini di leva. Favero è tornato anche sul tema del “caso molestie” dopo l’Adunata di Rimini comunicando che le querele contro chi ci ha diffamato hanno intrapreso l’iter giudiziario e che, al tempo stesso, è stata insediata una commissione che comprende due professionisti della comunicazione che lavorerà per un anno proprio sul tema della reputazione dell’Associazione e che per illustrare questo percorso sarà a breve convocata una nuova assemblea.
Numerosi, in un clima di sereno confronto, gli interventi dei presidenti sezionali, in buona parte, come detto, incentrati sul Terzo settore: qualche preoccupazione c’è ad esempio sulla concessione di sedi solo a chi è iscritto al Runts, ma qualcuno ha sottolineato criticamente «chi ha detto che dobbiamo per forza fare protezione civile?». Altri hanno ricordato che le nostre attività non sono per la maggior parte di protezione civile ma che è indubbio che gli alpini siano volontari «perché volontario è chi fa le cose gratuitamente».
Altri ancora hanno sottolineato il rischio che in alcune situazioni le attività di Pc finiscano per diventare una cosa parallela rispetto all’Ana. «Non è indispensabile essere iscritti al Runts per fare attività di protezione civile – ha ricordato in chiusura Favero – e la nostra Protezione civile deve essere Protezione civile Ana, non deve andare per conto proprio. I coordinatori provinciali vengono scelti dalle Sezioni e alle Sezioni devono rispondere. Ricordiamoci sempre che la gente ci vuole bene proprio perché siamo così come siamo».
ma.cor.