«Sono fiero di essere italiano, come lo sono tutti gli alpini in Australia e i loro famigliari ». Questo mi ha bisbigliato all’orecchio, abbracciandomi con calore, un anziano alpino friulano mai incontrato prima. Terminata la stretta ho notato che aveva gli occhi umidi e gli tremava la voce per l’emozione. Un migliore inizio di questa lunga trasferta non poteva esserci, anche se, da sempre, quando si va a trovare gli alpini all’estero l’intensità delle emozioni è sempre alle stelle. Finalmente, dopo il rinvio forzato per la pandemia, il 32º raduno intersezionale degli alpini in Australia ha potuto svolgersi nella magnifica città di Brisbane.
L’evento, che coincide con il 150º anniversario della costituzione del più antico Corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, si è tenuto nella capitale del Queensland con la partecipazione di tutte le Sezioni australiane e di una rappresentanza della Sede nazionale proveniente dall’Italia, guidata dal presidente Sebastiano Favero. Tutto è iniziato con la serata di gala all’Abruzzo club, parato a festa per l’occasione con centinaia di bandierine tricolori e, all’ingresso, in esposizione, due autentiche uniformi alpine del passato. Al suono del 33, hanno fatto il loro ingresso in sfilata i rappresentanti della Sezione di Melbourne con il presidente Eliseo, la Sezione del Nord Queensland con il delegato Emanuele Respetto, successivamente la Sezione di Perth con il suo presidente Roberto Puntel, la Sezione di Sydney con il vicepresidente Marco Simoni, il Gruppo di Epping con il capogruppo Giovanni Traglia, il Gruppo di Melbourne con il capogruppo Riccardo Meneguzzi e la Sezione di Brisbane con in testa il suo presidente Walter Antonucci, tutti con i loro vessilli e gagliardetti.
A seguire, accompagnati dal coordinatore delle Sezioni d’Australia nonché presidente della Sezione di Sydney, Giuseppe Querin, sono entrati in sala gli ospiti italiani preceduti dal presidente Favero, da me in qualità di vicepresidente e delegato per le Sezioni all’estero e dal consigliere nazionale Maurizio Pinamonti. La cerimonia ufficiale è stata arricchita dal violinista Frank Fodor e dalla soprano Giuditta Molnar che hanno eseguito l’Inno di Mameli e l’Advance Australia Fair. Nel ricordo e in onore di tutti i Caduti in guerra è stato osservato un minuto di silenzio.
Il sacerdote scalabriniano, padre Savino, ha benedetto il cibo, mentre Walter Antonucci ha letto la Preghiera dell’Alpino. Graditissima la presenza di Luna Angelini Marinucci, la nuova console italiana per il Queensland che in breve tempo è riuscita a farsi amare e stimare dalla comunità locale. Un coro improvvisato di friulani capeggiati da Roberto Puntel ha quindi “deliziato” gli ospiti. I discorsi ufficiali hanno rimarcato il valore e la solidarietà degli alpini, in qualsiasi parte del mondo essi siano e l’attaccamento alla Patria. La serata è continuata con uno spettacolo di musica operistica, spettacolo veramente apprezzato per l’accuratezza delle parole e della musica d’accompagnamento, che ha coronato così una serata perfetta organizzata da Walter Antonucci e dai suoi collaboratori.
L’incontro intersezionale è continuato l’indomani nei locali all’aperto del Fogolàr furlàn dove, dopo l’alzabandiera e la deposizione di una corona di fiori al monumento ai Caduti, è stata celebrata una partecipata Messa. Concluso il pranzo si è tenuta la riunione delle Sezioni, durante la quale sono emerse le già note criticità come l’età avanzata dei soci e la mancanza di ricambio generazionale, ma anche la tanta voglia di continuare ad operare nel segno della nostra amata Associazione. È stato inoltre deciso che il prossimo Congresso si terrà nel 2024 a Perth. Il sempre combattivo Bepi Querin ha poi organizzato un incontro con i suoi alpini di Sydney e quelli di Wollongong alla baita-museo degli alpini nel villaggio Scalabrini.
Notevole la campana “di Antony”, fusa in Italia e decorata con i simboli degli alpini, così chiamata dal suo donatore che ha voluto ricordare il figlio scomparso prematuramente. Poi tutti a casa, chi in Italia, chi nel Vittoria, chi a Perth, chi a Wollongong… e chi dietro l’angolo a Sydney, ma tutti indistintamente portando nel cuore il ricordo e l’orgoglio di appartenere alla grande famiglia degli alpini. Nonostante fossimo partiti dall’Italia con qualche dubbio sulla partecipazione a questo congresso, soprattutto dopo gli anni della pandemia, devo confessare che tutto si è svolto al meglio: gli alpini hanno partecipato numerosi e si sono visti tanto calore e tanta voglia di fare e di ritrovarsi al più presto.
Gian Mario Gervasoni