Dubbi e opportunità

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    Il 5 dicembre ricorreva la Giornata internazionale del volontariato e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, rivolgendo un augurio a tutti i volontari, ha sottolineato come il Terzo Settore sia un pilastro portante della vita della Repubblica. Il riferimento del Capo dello Stato al Terzo Settore era a tutte quelle attività diverse dal contesto della pubblica amministrazione (cosiddetto Primo Settore), o del mercato (cosiddetto Secondo Settore), e facenti parte di un ambito sociale molto vasto, caratterizzato soprattutto dal compimento di attività prive di profitto (non profit) ed a favore degli altri.

    Nel Terzo Settore, ed in nome del minimo comun denominatore del perseguimento di scopi solidaristici e di interesse generale appena ricordato, in senso lato rientrano dunque associazioni, fondazioni, comitati, imprese sociali operanti in campi assai disparati, quali organizzazioni di volontariato, di promozione sociale o enti filantropici e di mutuo soccorso. Ma in modo più tecnico e ristretto di Terzo Settore si è recentemente molto sentito parlare, poiché è stata emanata una legge che ne ha rinnovato la disciplina. È il decreto legislativo n. 117 del 3 luglio 2017, meglio noto come Codice del Terzo Settore.

    Esso ha stabilito che i registri regionali dove prima erano iscritti gli organismi di volontariato e le onlus, vengano sostituiti da un Registro Nazionale Unico (definito con l’acronimo R.U.N.T.S.), dove gli enti in possesso dei necessari requisiti potranno richiedere di essere iscritti, ottenendo in tal modo il riconoscimento ad operare, quali Enti di Terzo Settore, e di godere di un regime favorevole con agevolazioni fiscali e la possibilità di ottenere contribuzioni pubbliche quali, ad esempio, il famoso 5×1000.

    Questa riforma dunque promuove una razionalizzazione, a condizione però d’una serie di adeguamenti degli statuti di tali sodalizi, che devono contemplare particolari requisiti di trasparenza anche nella tenuta dei conti e nella predisposizione dei bilanci. L’introduzione della legge in questione, che certamente interessa e coinvolge molti, nonché il susseguirsi di notizie circa l’imminente scadenza dei termini entro i quali effettuare le operazioni di adeguamento, peraltro più volte prorogati (da ultimo al 31 marzo 2021), ha sollevato un polverone di dubbi e perplessità. Anche il mondo alpino si sta confrontando con tutto ciò, poiché nel tempo, all’interno dell’Ana, per rispondere ad esigenze di natura eminentemente pratica (come per ottenere un contributo pubblico a fronte dei costi necessari a svolgere servizi a favore delle comunità e per altri casi analoghi), sono state costituite delle associazioni “parallele”, e alcune Sezioni e alcuni Gruppi hanno chiesto ed ottenuto l’iscrizione nei registri regionali, quali organizzazioni di volontariato, per svolgere attività di protezione civile o ottenere il 5×1000.

    L’Alpino si è già occupato dell’argomento, nel numero di novembre 2020, con un articolo molto chiaro di Massimo Cortesi (“Sul Terzo Settore”, pag. 30), che invitiamo a rileggere, nel quale è stato riferito come la riforma del Terzo Settore sia stata immediatamente oggetto di grande attenzione ad opera della nostra Associazione, al punto che, su impulso del Presidente nazionale Sebastiano Favero e volontà del Consiglio Direttivo Nazionale, è stata costituita un’apposita Commissione Nazionale Terzo Settore, incaricata di analizzare i riflessi della riforma sulla nostra organizzazione e sulle nostre attività. Lo scorso settembre le decisioni assunte dal Consiglio Direttivo Nazionale sono state esposte e illustrate ai Presidenti di Sezione, appositamente convocati ad Ospitaletto (Brescia).

    Il Presidente Favero ha indicato chiaramente la strada da percorrere e, per dirimere ogni dubbio, ha sottolineato che l’Ana è prima di tutto un’Associazione d’Arma, che svolge “anche” attività di solidarietà, sempre con vero spirito di volontariato e cioè che essa mette a disposizione della Patria e dei concittadini, del tutto gratuitamente, in caso di necessità e bisogni, le risorse umane ed economiche degli alpini e di tutti coloro che confidando in loro li sostengono.

    L’Ana svolge, grazie ad un’organizzazione capillare e strutturata, anche un importante ruolo per la Protezione Civile, perfettamente inserito nel dispositivo che fa capo al Dipartimento nazionale di Pc. Tutto questo avviene in attuazione degli scopi stabiliti dallo Statuto dell’Associazione, che è, e deve essere, l’unico Statuto di riferimento, così come unica dev’essere e restare la nostra struttura associativa. Il che significa che se nel tempo sono andate formandosi al nostro interno altre strutture, resesi pur utili per le ragioni pratiche sopra ricordate, è anche vero che tutto ciò ha finito per creare talora confusione e problemi, e quindi è il momento di riportare ordine. E la riforma del Terzo Settore offre appunto l’opportunità di razionalizzare questa situazione.

    Si noti come la legge non richiede di diventare obbligatoriamente enti di Terzo Settore, rimanendo ferma la possibilità di continuare ad esistere ed operare, tra gli altri, per ogni altro ente, soprattutto se previsto da normative speciali – come appunto nel caso delle associazioni d’arma – le quali meriterebbero semmai un’apposita previsione all’interno della norma, che tenga conto delle loro specificità. L’Ana intende proporre al competente Ministero (quello della Difesa) che tale riconoscimento venga preso in considerazione dal legislatore. Ma intanto occorre muoversi nell’ambito del diritto vigente. E così la nostra Fondazione (la Ana Onlus) è stata trasformata in Ente di Terzo Settore ed ha richiesto l’iscrizione nel relativo Registro, proprio per diventare l’unico soggetto della nostra organizzazione abilitato a interloquire con le autorità deputate ed a richiedere in modo più efficace quei contributi statali ed europei, che poi potranno essere ripartiti, in relazione alle esigenze, all’interno dell’Associazione.

    È altrettanto chiaro che per portare a compimento tale progetto occorrerà del tempo e quindi il Cdn ha stabilito che, transitoriamente, sarà possibile convertire in enti di Terzo Settore le realtà associative territoriali. Per questo scopo è stato messo a disposizione uno schema statutario tipo, che richiama fortemente i principi dello Statuto nazionale e che prevede che le scelte gestionali siano assunte in accordo con le direttive del Cdn. In un secondo tempo anche questi enti dovranno però convergere nell’alveo della nostra Sede Nazionale, lasciando sul territorio solo le Sezioni e i Gruppi. L’attività di Protezione Civile Ana, che è regolata da apposita normativa, non richiede invece di transitare nel Terzo Settore e potrà proseguire nelle forme usuali.

    Il tema però resta complesso e tante domande sono già pervenute alla Commissione Terzo Settore; per fornire aiuto e supporto la Sede Nazionale ha messo a disposizione una pagina nell’area riservata a Sezioni e Gruppi su www.ana.it dove si potranno trovare utili informazioni sul tema del Terzo Settore e, attraverso una mail dedicata, porre domande agli esperti Ana.

    Roberto Bertuol