Dove l’alpinità è di casa

    0
    67

    Non è un’impresa facile ripercorrere cent’anni di storia e soprattutto riuscire a celebrarla trasmettendo i suoi momenti più significativi. Per fortuna la Sezione Carnica nasce e vive in un territorio in cui lo spirito alpino va oltre la mera appartenenza a un Corpo o l’adesione a un’associazione.

    Il tessuto locale è infatti impregnato di alpinità e la popolazione accoglie sempre con grande entusiasmo e partecipazione gli alpini. Così la storia della Sezione e dei suoi attuali 31 Gruppi continua ad essere tramandata e soprattutto vissuta lungo un viaggio che dura da ben cent’anni. Era infatti il 5 gennaio 1923 quando L’Alpino annunciava la fondazione della Sezione Carnica. Il 29 aprile dell’anno seguente si teneva la prima assemblea alla presenza di trentuno soci capeggiati da Ilario Candussio, invalido di guerra, decorato al valor militare, come lo erano peraltro tanti dei reduci della Grande Guerra che confluirono nelle file dell’Ana Carnica. Nel suo primo decennio di attività, ma anche nella sua lunga storia, la Sezione Carnica ha sempre potuto contare su una significativa e costante adesione.

    Agli ex combattenti sono andati ad aggiungersi negli anni i giovani che avevano concluso il servizio militare, facendo ben presto crescere il numero dei Gruppi: sono infatti diciannove nel giugno 1931. La Seconda guerra mondiale frena la vita associativa che riprenderà con grande vitalità nel periodo postbellico, quando l’entusiasmo delle penne nere carniche si manifesta nella costruzione di monumenti in memoria dei Caduti ma anche nell’organizzazione di feste alpine e manifestazioni che creano un forte sentimento di aggregazione con il territorio. Fin da subito, il sodalizio carnico partecipa attivamente alle Adunate nazionali e ai raduni sezionali o zonali, come pure alle manifestazioni sportive, alcune organizzate dallo stesso.

    Fin dai primordi della sua fondazione, la Sezione si è impegnata sul suo territorio di appartenenza con la sistemazione di strade e sentieri, con il recupero del patrimonio storico-architettonico locale, con numerose attività di volontariato che hanno visto in più occasioni le penne nere carniche prestare il loro aiuto durante le calamità naturali, e questo non solo a livello locale ma anche nazionale e addirittura internazionale. Ricordiamo in particolare i volontari della Sezione che hanno prestato aiuto alla popolazione dell’Armenia colpita dal terremoto nel 1988 o che hanno dato il loro sostegno alle migliaia di profughi fuggiti dalla guerra del Kosovo. Tra gli interventi di solidarietà ci sono state anche donazioni o partecipazioni a iniziative benefiche, come la ristrutturazione della Casa di Zovello per le vacanze dei bambini affetti da sindrome Down.

    Il sodalizio ha anche partecipato all’Operazione Sorriso finalizzata alla costruzione di un asilo per i bambini di Rossosch in terra di Russia. Per ultima, ma non meno importante l’istituzione della Protezione civile carnica che dal 1993 interviene sempre attivamente in varie situazioni e località. Il 1979 vede l’istituzione del Premio Fedeltà alla montagna, un riconoscimento molto partecipato rivolto a coloro che sono impegnati in un’attività volta a migliorare gli insediamenti, il pascolo, i maggenghi del proprio territorio. L’anno successivo vede la luce il notiziario Carnia Alpina che è ancora oggi un importante mezzo di informazione per i vari Gruppi locali e non solo. La Sezione Carnica è presente anche nel campo della cultura.

    È infatti promotrice di pubblicazioni e della fondazione del museo storico la Zona Carnia durante la Grande Guerra, che conserva numerosi documenti e reperti storici. L’attività della Sezione guarda al futuro con entusiasmo con l’organizzazione sul suo territorio dei Campi scuola, esperienza formativa ma soprattutto gratificanti per i giovani partecipanti e per gli organizzatori. Molto si potrebbe ancora dire, ma basterà ricordare la celebrazione dei cent’anni svoltasi nei giorni di sabato 10 e di domenica 11 giugno e che ha preso le mosse da un luogo simbolo della Grande Guerra.

    Sabato è stato infatti organizzato un pellegrinaggio, quest’anno molto affollato, come ha ricordato il presidente sezionale Ennio Blanzan, che ha portato i partecipanti prima alla cappella di Pal Piccolo, dove si sono svolti l’alzabandiera, la deposizione di una corona d’alloro al cimitero militare e la celebrazione della Messa officiata dal cappellano militare don Marco Menin. La marcia è poi proseguita verso la cappella di Pal Grande dove è stata deposta l’immagine della Madonna delle Nevi realizzata a partire da un dipinto di Pietro Fragiacomo.

    Un momento solenne si è avuto nel pomeriggio con la deposizione di fiori al monumento di Timau dedicato alle Portatrici carniche che in tempo di guerra hanno condiviso con gli alpini fatica, stenti e dolori e i cui discendenti oggi sfilano a fianco della Sezione. Un sabato intenso cui è seguita la giornata conclusiva che si è tenuta a Tolmezzo. Presente il Labaro e il presidente nazionale Sebastiano Favero che ha voluto sottolineare come Tolmezzo e la Carnia vogliano dire alpini e storia degli alpini fin dalla costituzione del Corpo nel 1872.

    Delle prime quindici compagnie alpine costituite in quell’occasione, la 15ª ebbe sede proprio a Tolmezzo. Favero ha anche ricordato Paola Del Din, Medaglia d’oro al Valor Militare, che, con la sua determinazione, ha voluto partecipare all’evento. Dopo l’alzabandiera, gli onori ai Caduti di tutte le guerre e le allocuzioni tenute nel piazzale Vittorio Veneto dove si erge il monumento all’alpino, la giornata si è conclusa il pomeriggio, dopo un apprezzato rancio alpino, con l’ammainabandiera e un forte e sentito rompete le righe.

    Danielle Maion