Dna alpino

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    Desidero raccontarvi un fatto piccolo, ma significativo che mi è capitato quest’estate. Ero in vacanza al mare e mentre mi accingevo a scendere le scale che portano alla spiaggia attrezzata, arriva un signore con un passeggino. Lo vedo studiare la situazione per scendere le scale e, ovviamente, gli offro il mio aiuto. Fatto.

    In pochi secondi siamo al fondo e lui mi ringrazia mille e mille volte per avergli dato una mano. Il caso vuole che, alcune ore dopo, mentre lascio la spiaggia, incontro nuovamente la stessa persona che sorridendo mi dice: “La volevo ringraziare ancora per l’aiuto di stamattina, e ora che vedo lo stemma cucito sul suo zaino (lo stemma dell’Ana) ho capito che non devo stupirmi più di tanto. Voi siete tutti così”. Non aggiungo altro.

    Massimo Venini, Gruppo di Piobesi Torinese, Sezione di Torino

    Caro Massimo, anche un non alpino magari avrebbe fatto quello che hai fatto tu. La differenza con un alpino è che egli sa sempre che aiutare e fare del bene è un dovere che gli viene dal suo Dna. E questo la gente lo sa.