Diamo sfogo alla voce

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    Il dibattito sulla coralità.

    Ho ancora negli occhi il fresco ricordo delle immagini e dei suoni dell’Adunata di Asiago. Strade o non strade, problemi di circolazione o no, questo non ha scalfito l’appuntamento del nostro annuale incontro. L’Adunata di Asiago appaga ed esalta (come tutte le nostre Adunate) con una marcia in più: il luogo. Come fai a non sentirlo sulla pelle?Dal Monte Cengio al Monte Zebio, dalle Melette all’Ortigara, da Campomulo alla Val Frenzela, e poi i cimiteri di guerra e il grande sacrario di Asiago! E, come sempre, il piacere di sentire canti e fanfare (come non farsi travolgere ancora una volta da quella esaltante marcia dei coscritti piemontesi?). E qui mi viene spontaneo il riferimento al dibattito aperto su L’Alpino (nel maggio 2006) sulla coralità alpina. Vero è che la partecipazione corale (come la intende De Marzi) è spesso scarsa: per titubanza?Per mancanza di voce?Per non conoscenza? Eppure, nella mia (e certo non solo mia) esperienza di estemporaneo cantore, incontro spesso veci e bocia che volentieri si aggregano al coro: e spesso sono sorpreso dal fatto che giovani leve conoscano canti alpini fuori dal comune immaginario . Allora vuol dire che il canto alpino, opportunamente presente all’ombra delle sedi di gruppi vitali e attivi, mantiene e sviluppa piacere e volontà di cantare. Personalmente sono convinto che agli alpini non piacciano molto arrangiamenti o stravolgimenti : Chi ascolta il Cauriol non ama stramberie . Non è che tante e non sempre opportune variazioni contribuiscano a far desistere dal partecipare al canto anche chi di voglia di cantare ne ha tanta dentro. Il canto alpino ha un suo marchio di fabbrica. Forse una maggior certezza e coscienza di questo potrebbe convincere tanti a dare sfogo alla voce.

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