Dedicata una chiesa a don Carlo Gnocchi

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    Altri potrà servirli meglio ch’io non abbia saputo e potuto fare, nessun altro, forse, amarli più ch’io non abbia fatto . Questa è la scritta che, posta sulla parete a destra dell’altare, cattura chi entra per la prima volta nella nuova chiesa di Santa Maria Nascente e ti fa subito immergere in un’atmosfera particolare anche se, come in questa domenica, la chiesa è affollata di persone che sono in attesa della cerimonia di dedicazione. Gli altri elementi, dall’architettura della chiesa all’altare, passano quasi in second’ordine perchè si sente forte la presenza di un grande uomo, don Carlo Gnocchi, presenza che si concretizza anche attraverso le due file degli ospiti del centro di Santa Maria Nascente, in prevalenza giovani, disposti assieme ai loro assistenti davanti all’altare.

    Santa Maria Nascente è il Centro Pilota per poliomielitici per il quale fu posta la prima pietra l’11 settembre 1955, cinque mesi prima della morte di don Carlo, alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e venne inaugurato ufficialmente il 13 aprile 1960. Esattamente un anno dopo la storica cerimonia di beatificazione di don Carlo Gnocchi in piazza Duomo a Milano, ci si ritrova in questa chiesa che con le sue linee essenziali, senza decorazioni, con i colori chiari e tendenti verso la luce, cosi come la presentano i progettisti, fa nascere quasi una contrapposizione con la grande folla che gremiva piazza Duomo quel 25 ottobre 2009; viene da pensare che qui don Carlo si trovi meglio, non solo perché questo centro fu da lui fortemente voluto ma anche perché rappresenta uno dei cardini di tutta l’opera che ormai, come sottolineava mons. Bazzari, si è diffusa non solo in Italia ma nel mondo. Ci sono tanti alpini con due consiglieri nazionali, Adriano Crugnola e Mariano Spreafico in rappresentanza del presidente nazionale Corrado Perona e del Consiglio Direttivo Nazionale, assieme a diversi vessilli sezionali e un buon numero di gagliardetti.

    In prima fila il sindaco Letizia Moratti, e il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Al servizio d’ordine della sezione di Milano è affidato il compito di collaborare all’ordinato afflusso delle persone e alla cerimonia stessa. La celebrazione, presieduta da S.E. il cardinale Dionigi Tettamanzi, inizia con il saluto da parte di mons. Angelo Bazzari presidente della Fondazione Don Gnocchi. Celebrazione intensa e suggestiva che cattura l’attenzione e l’emozione di tutti. In particolare l’arcivescovo sottolinea nell’omelia il senso non solo della celebrazione ma soprattutto quello che questa chiesa significa nel contesto cosi importante di tutta la Fondazione.

    Il cardinale paragona don Gnocchi al Buon Samaritano per dire che l’aspetto più noto dell’opera caritatevole e santa di don Gnocchi è il suo prendersi cura dei mutilatini, dei poliomielitici, dei portatori di disabilità, dei malati, dei sofferenti d’ogni genere. Sì, in questo ambito così delicato e misterioso del dolore umano è brillata la maternità della Chiesa attraverso l’intelligenza e il cuore del beato Carlo, la sua lungimiranza, l’audacia e la tenacia delle iniziative concrete da lui intraprese, la convinta valorizzazione dei dati delle scienze e delle tecniche le più moderne per il recupero e lo sviluppo della piena umanità del sofferente, sino a giungere al segreto evangelico che trova nel dolore specie nel dolore innocente un formidabile valore di salvezza e di redenzione per il mondo’.

    L’arcivescovo ha sottolineato questo aspetto essenziale del carisma dell’educatore e cappellano alpino don Gnocchi, carisma che si è poi tradotto nel dopoguerra nelle opere di carità che ancora oggi si ispirano a lui: Un aspetto che ci interpella oggi in modo quanto mai esigente in un contesto sociale e culturale fortemente secolarizzato, che fatica o si rifiuta ad aprirsi all’interpretazione religiosa e spirituale della sofferenza umana .

    Essere presenti come alpini in questa domenica, ci ha riempito d’orgoglio non solo perché anche don Gnocchi era alpino, ma perché nella sua opera, nella sua baracca , ci ritroviamo in perfetta sintonia con gli scopi della nostra Associazione, nel contempo però si è rinnovato in noi un grande compito che in poche parole si può tradurre in continuare ad aiutare ma che nei fatti vuol dire impegno, impegno ed ancora impegno così come gli alpini sanno fare.

    Questo, al di là della celebrazione, è quello che gli alpini da Santa Maria Nascente si sono portati a casa nel ricordo di un grande alpino Beato, le cui spoglie mortali riposeranno nella nuova chiesa. La cerimonia di traslazione è avvenuta il 27 novembre alla presenza del cardinale Giovanni Battista Re. (a.c.)

    Pubblicato sul numero di dicembre 2010 de L’Alpino.