Dare voce al Labaro

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    Stimato direttore, caro don Bruno, per la solenne cerimonia svoltasi a Santo Stefano di Cadore il 17 ottobre scorso, in occasione dei 100 anni del cimitero militare Adriano Lobetti Bodoni, ho fatto da alfiere al Labaro della nostra Associazione. Non mi vergogno a confessarti qui, pubblicamente, che la piccola punta di orgoglio da cui sono stato pervaso quando il Presidente Cason mi ha proposto ed il Presidente Favero mi ha assegnato l’incarico, nel giro di pochi istanti è scomparsa dietro a un tremore, controllato a fatica, non certo causato dai -4 gradi di quella mattina, ma dal senso di responsabilità e di appartenenza che il Labaro infonde nel cuore di ogni alpino d’Italia. «Speriamo di arrivare fino alla fine!», si son detti testa e cuore in uno schietto dialogo interiore, prima di concentrarsi su quello che c’era da fare. Nel corso della cerimonia, il Labaro ha preso posto accanto all’altare, di fronte alle lapidi dei mille Caduti che da un secolo riposano nel cimitero monumentale di Santo Stefano. Tutt’attorno, i vessilli di oltre trenta Sezioni e tantissimi gagliardetti dei nostri Gruppi, assieme a molte penne nere, alle altre rappresentanze ed alla gente. Il tremore continuava, anche se il sole aveva ormai fatto capolino oltre le cime che sovrastano Santo Stefano. Altro inudibile pensiero: «Sarà il peso delle 216 Medaglie d’Oro, o la postura rigida, o entrambe, chissà…». Più volte ho alzato lo sguardo, preoccupato che il simbolo fosse dritto e “a piombo”, mentre i componenti del Cdn si davano il cambio nel presidiarlo. Durante le allocuzioni che hanno preceduto la Messa, ho potuto ascoltare le belle parole rivolte a tutti noi dalle autorità. È stato durante l’intervento del nostro Presidente Favero però, che il tremore ha cominciato a calare. Sì, perché, nel ricordare a tutti, istituzioni in primis, quanto sia importante adoperarsi con ogni mezzo per coinvolgere i nostri giovani, per infondere in loro la forza ed il coraggio per diventare a loro volta testimoni e “alfieri” dei valori che l’Ana porta avanti da oltre cent’anni, Sebastiano Favero ha pronunciato queste parole: «Non abbiamo paura di parlare di onore, di Patria, di impegno per gli altri! La nostra è la cultura del dare senza attendere nulla in cambio, anche quando questo può essere pericoloso…». Non tremava la voce del Presidente, anzi, era “un tono sopra”, come è giusto che sia. Poi, al momento dell’omelia, è arrivata la tua, di voce. Richiamando il Vangelo di quella domenica, hai saputo ricordare a noi alpini, e far capire a tutti i presenti, quali sono le doti che veramente contano per ogni uomo e per ogni donna: lo spirito di servizio, la solidarietà, l’aiuto vicendevole, il dono disinteressato e gratuito delle proprie forze ed energie, sull’esempio dei tanti Caduti, delle madri e delle nonne delle nostre valli e delle nostre città, che per tutta la vita hanno testimoniato, con le parole e con l’esempio, i valori nei quali noi tutti ci riconosciamo, e che hanno contribuito a rendere grande questo Paese. Quella è stata la generazione che per due volte ha ricostruito l’Italia! Hai detto bene: su quell’esempio noi tutti abbiamo il compito di andare avanti! Alla fine dell’omelia il mio tremore era scomparso del tutto, perché tu e il Presidente avete dato la voce a ciò che il Labaro simboleggia, alle Medaglie d’Oro che lo fregiano, a tutti i Caduti, alle madri e ai padri, alle nonne e ai nonni che anche oggi non smettono di ricordare a tutti che gli alpini e tutto quello che incarnano sono patrimonio dell’umanità! Grazie don Bruno, grazie Presidente Favero!

    Lorenzo Coluzzi Capogruppo Campolongo di Cadore, Sezione Cadore

    Caro Lorenzo, per il modo che hai di scrivere si sente che hai un certo mestiere, ma per ciò che viene dal cuore si sente solo la grandezza d’animo.