Conoscere la storia

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    Ho letto l’ultimo editoriale sul quale mi trovo pienamente d’accordo. Dal momento che non sono in “campagna elettorale” (alla mia età sarebbe ridicolo) continuo a ritenermi orgogliosamente “politically scorrect” così come ho fatto per il passato. La mia piena convinzione è che il politicamente corretto è una “facciata di comodo” che nasconde, il più delle volte, la più abbietta ipocrisia delle persone. La storia è storia, e tale deve restare; un famoso filosofo soleva dire “il popolo che non conosce la storia non può avere futuro”. Niente è più vero. Ognuno può essere libero di condividere e criticare o meno gli avvenimenti del passato, ma guai a volerli cancellare. Qualche tempo fa un parlamentare aveva fatto una proposta di legge per rimuovere le croci poste sulle montagne italiche, forse per rispetto dei cittadini che praticano altre religioni; ancora di recente un ministro proponeva di rimuoverle dalle scuole, per lo stesso motivo. Continuo a pensare che la risposta più appropriata a queste estemporanee affermazioni sia il contenuto della nostra Preghiera. Non perché l’abbiamo coniata noi, ma solo perché “la millenaria civiltà cristiana” è semplicemente la verità. Riguardo alle croci montane, andavo dicendo a tutti i conoscenti che quel parlamentare, considerando che la maggior parte di quelle croci sono state poste sulle cime da noi alpini, venisse a riferire nelle nostre sedi, chiedendoci un parere al riguardo, prima di manifestare queste sue aspirazioni. Questi nuovi “angeli purificatori”, specie quelli oltre oceano da lei citati, si capacitano di infierire su monumenti e statue per nascondere le loro debolezze ed ipocrisie. Così come se la prendono con Cristoforo Colombo ecc. senza neppure conoscere il motivo del loro gesto, non conoscono la storia. Se fossero convinti delle loro azioni e coerenti con il loro pensiero, andrebbero anche nei cimiteri a profanare le tombe dei loro antenati, tutti indistintamente coinvolti (chi più, chi meno) nella tratta degli schiavi, nello sterminio delle popolazioni autoctone del continente americano, quindi nell’aver sobillato guerre in ogni angolo del pianeta e, perché no, per essere l’unica nazione che ha impiegato la “bomba atomica” a scopi bellici. Di fronte a costoro la “presunta cattiveria” di Colombo e soci, fa sorridere. Ciò che però identifica il grado di ipocrisia all’ennesima potenza di questi “benpensanti” è il fatto che, dopo aver distrutto statue ed altri cimeli della storia, se ne tornano nelle loro case ricche, con i loro conti in banca, ecc. Con un minimo di coerenza, dopo aver “maledetto” i loro antenati, dovrebbero rinunciare a tutti beni, ereditati dagli stessi e frutto sicuramente di atti poco onesti, donandoli ai poveri. Non lo faranno, convinti della loro personale superiorità morale. Quanto al generale Cadorna, non credo mi competa di esprimere giudizi, così come non compete a tutti coloro che lo fanno a larghe mani. Cercherei prima di documentarmi e studiare in maniera approfondita. Avrà anche lui sicuramente commesso qualche errore (come tutti gli umani), tanto che venne sostituito dopo la sconfitta di Caporetto. Vorrei però “spezzare una lancia”; non è stato sicuramente lui a dichiarare la guerra, per cui imputargli colpe al riguardo è quantomeno disonesto; se apriamo ad un contesto di questa logica, potremo facilmente scivolare nella retorica di incolpare i nostri Caduti per l’invasione della Grecia e/o della Russia. Osservando a pochi chilometri da qui dove abito, vorrei dire che il generale era comunque un buon militare ed uno stratega. Sul Passo San Marco, che collega la Valle Brembana con la Valtellina, ancora oggi, sono visibili trincee e altri manufatti logistici, conosciuti come “Linea di difesa Cadorna”. Fortunatamente, durante il conflitto 1915/1918, non si presentò la necessità del loro utilizzo. Il generale li aveva fatti costruire nei primi anni di guerra per scongiurare le tragiche conseguenze di un eventuale dilagamento dell’esercito austriaco in Valtellina, a difesa della Lombardia. Ho imparato, nella vita, a cercare le risposte negli scritti e non nei pettegolezzi. A tale proposito ho scoperto che tra i testi, i Vangeli rappresentano una “scuola” sempre attuale, nonostante lo scorrere dei secoli. A proposito della tematica in parola, Gesù dice ad un “aspirante seguace”, “… lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Forse è il commento più appropriato riguardo alle manifestazioni dei novelli “angeli purificatori” e alle considerazioni del lettore che ha “provocato” l’editoriale.

    Raffaele Rocchini, San Giovanni Bianco (Bergamo)

    Grazie caro Raffaele per questo scritto acuto e pacato. Su tutto mi colpisce la tua capacità logica, più forte delle tante considerazioni emotive che potremmo portare per una ragione o per l’altra.