Commozione

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    Pregiato direttore, non ho mai scritto una lettera ad un direttore di una rivista. E le confesso, con tanto pudore, che da tanti anni L’Alpino arriva a casa ma mi trova molto raramente attento, assorbito da tante distrazioni. Ma il numero di febbraio mi ha colpito molto e per questo ho deciso di scriverle questa breve nota. I due articoli “L’orrore delle foibe” e l’intervista alla senatrice Liliana Segre mi hanno catturato letteralmente, e per questo voglio ringraziarla e insieme a lei i due autori degli articoli. Il dramma delle foibe viene proposto in tutto il suo doloroso epilogo con una lettura storica di estrema chiarezza e senza compromessi. Basterebbe inserire questo articolo in tutti i libri di storia delle nostre scuole per rendere bene l’idea della follia di cui è capace l’uomo. E non ci sono giustificazioni per nessuna parte politica a tanta scelleratezza. Così come non ce ne sono per spiegare il dramma vissuto dagli ebrei e da tutti i perseguitati dalla furia nazifascista. Le confesso che a leggere l’intervista della senatrice Segre mi sono scese anche delle lacrime perché tante piccole sfumature le riconosco, dai racconti della mia defunta nonna che su alcuni episodi da lei vissuti in prima persona scrisse un libro dedicato al piccolo borgo di Stramentizzo in Trentino, obiettivo di una dolorosa rappresaglia nazista. Dell’intervista alla senatrice Segre mi rimane limpido in mente questo passaggio così attuale: “Accanto pochissimi Amici, con la A maiuscola, non quelli della baldoria, ma quelli che ti stanno vicino e ti amano quando sei ammalato, quando sei povero, quando non sei di successo, quando non sei nessuno.” La società di oggi non può e non deve dimenticare e quindi grazie a lei e ai suoi collaboratori, che con coraggio proponete anche la nostra storia perché come scriveva la mia amata nonna, dal presente diamo uno sguardo al passato perché il ricordo viva nel futuro.

    Filippo Bazzanella

    Caro Filippo, mi ritrovo in pieno nelle tue parole. Anche a me sono scese le lacrime, perché queste ferite storiche non toccano solo gli interessati, ma toccano la dignità, la coscienza, la sensibilità e la libertà dell’essere umano. Ps: leggici più di frequente!