Lo scorso 7 luglio, nella sede della Sezione di Bergamo, si è svolta la cerimonia di donazione dei beni dell’Ospedale degli alpini in Fiera che ha chiuso la sua attività dopo 14 mesi. Si tratta di materiali e attrezzature pari a un valore di 3 milioni di euro: alle Rsa bergamasche sono stati donati 120 letti; l’Asst Bergamo Est ha ricevuto l’impiantistica speciale (ovvero i gas medicali e la parte elettrica), la tac e gli strumenti elettromedicali e i letti di terapia intensiva, per un valore totale di oltre 2 milioni di euro. Alla Croce Rossa sono stati donati 25 respiratori e 260 kit mobili per l’intubazione, mentre le lampade e il pavimento speciale sono nella disponibilità della Fiera. Il restante materiale rimane in dotazione all’Ospedale da Campo Ana.
All’incontro erano presenti, per Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, assessore infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile e Lara Magoni, assessore al turismo, marketing territoriale e moda, il Presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli, l’assessore alle politiche sociali del Comune, Marcella Messina, il prefetto di Bergamo Enrico Ricci, i rappresentanti degli enti che ricevono la donazione e numerose altre autorità civili e militari. «Grazie ai volontari e ai piccoli e grandi contributori, molti della terra bergamasca, che hanno permesso di raggiungere la somma complessiva di 4 milioni di euro», ha detto il Presidente Ana Sebastiano Favero.
Sono fondi che l’Associazione ha utilizzato interamente per la costruzione dell’ospedale e per l’acquisto di materiali e dispositivi medici. «Oggi quello che abbiamo ricevuto lo ridoniamo ad enti e strutture del territorio, in modo che ritorni utile alla comunità. Spesso vediamo che quando una struttura viene lasciata quello che rimane, dopo qualche anno di inutilizzo, perde di valore e talvolta diventa inservibile. Questo è un segnale che gli alpini vogliono dare perché con un po’ di buona volontà si può creare valore aggiunto anche con la parte di dismissione di una struttura», ha precisato Favero.
Il Presidente è quindi ritornato sul valore civico di azioni come questa, «il cui senso può più facilmente essere trasmesso ai giovani, che sono il futuro, attraverso un servizio obbligatorio di qualche mese a favore del Paese».
L’Ospedale degli alpini, un impegno durato 14 mesi – L’Ospedale degli alpini in Fiera era stato aperto il 6 aprile 2020, durante la prima emergenza da Coronavirus, dopo una sola settimana di lavoro degli alpini e degli artigiani con il sostegno degli imprenditori bergamaschi e di tantissimi altri donatori che hanno fornito materiali e contributi. In questi mesi gli operatori dell’Asst Papa Giovanni XXIII si sono occupati della parte medico-sanitaria, mentre i volontari Ana della Sanità Alpina e della Protezione Civile hanno fornito assistenza logistica e sicurezza per gli accessi, oltre che garantire la buona funzionalità generale della struttura.
Nelle fasi emergenziali nel padiglione B della terapia intensiva sono stati trattati 240 pazienti Covid (115 pazienti dal 6 aprile al 23 maggio 2020 e 125 dal 2 novembre 2020 al 25 gennaio 2021). Essendo poi l’ospedale riconvertibile in breve tempo, nelle fasi meno acute della pandemia è stato rimodulato in alcune sue parti per accogliere i cittadini che avevano necessità di effettuare il tampone. Da settembre 2020 a marzo 2021 sono stati raccolti in media 800- 1000 tamponi nasali al giorno, trasportati quotidianamente dai volontari della Protezione Civile Ana nei laboratori dell’Ospedale Giovanni Papa XXIII per l’analisi.
Dal 1º marzo, assecondando una nuova necessità, il padiglione B dell’Ospedale in Fiera è stato riconvertito in centro vaccinale e ha accolto i cittadini secondo le indicazioni di Regione Lombardia. Fino al 25 marzo per l’allestimento, la gestione e il presidio dell’ospedale in Fiera la Protezione Civile Ana e la Sanità Alpina hanno impiegato 1.127 volontari per un totale di 15.948 giornate/uomo.
m.m.