Ciao Maestro

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    Nato nel 1935, esordisce cantando nei cantori della Cappella Musicale del Duomo di Milano. Frequenta il Conservatorio di Milano e ne consegue il diploma come privatista. All’età di 20 anni, con diversi componenti del Coro della Barona, entra a far parte del Coro Ana di Milano, una realtà che si era appena formata nella città giusto sei anni prima. Oggi quel coro, il primo nato in seno all’Ana ha 70 anni e basterebbe questo per fare di Massimo Marchesotti un esponente di rilievo della coralità alpina.

    Nel 1973 diventa direttore artistico del Coro e lo guida per 46 anni ininterrottamente, diventando il Maestro più longevo in ambito associativo e uno dei più longevi al mondo. A lui, non interessavano affatto primati, titoli, premi, concorsi, a Massimo quello che stava più a cuore era il messaggio, raccoglierlo e trasmetterlo. Poco importava se venisse colto dai molti, bastava fosse anche solo uno, la missione era compiuta. Grandissimo ricercatore di etnomusicologia, ha collaborato con i più grandi per mantenere vivo un repertorio popolare altrimenti dimenticato. Bruno Bettinelli, compositore milanese e docente al Conservatorio di musicisti come Chailly, Muti, Pollini, Ughi nonché parente alla lontana di Massimo (amava spesso sottolinearlo con gli amici), inizia Massimo alla composizione per coro. Non amava esporsi in questo campo, nonostante la produzione florida di armonizzazioni estremamente valide e per lo più tutt’ora inedite.

    Veniva spesso chiamato a fare parte di giurie in importanti concorsi corali, come anche invitato a tavole rotonde e convegni sulla coralità con i più grandi maestri italiani. Era soprattutto un Maestro poco convenzionale. Descrivere la complessità del personaggio Massimo non è cosa facile, di sicuro gli amici intimi come il sottoscritto, hanno avuto la possibilità di conoscere anche l’uomo, la fragilità, la dolcezza, l’infinita correttezza di chi ha avuto passione pura. Passione, prima di tutto, per il proprio coro. Il Maestro Marchesotti per la sua lunga attività artistica nel 2005 ricevette l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano.

    Il suo sogno da sempre, portare il suo coro a cantare nel Teatro Alla Scala di Milano. Ci riesce nel 2019 in occasione di una memorabile Adunata degli alpini che segna il momento nel quale la coralità alpina con il Coro Ana Milano, per la prima volta nella storia, farà sentire la propria voce nel tempio della musica mondiale. Sarà uno degli ultimi concerti del Maestro. Si spegne a Milano il 2 dicembre 2019 a seguito di problemi cardiaci insorti già dall’estate. Se ne va con lui un pezzo di storia, uno degli ultimi grandissimi maestri tra coloro che videro nascere e svilupparsi la coralità in Italia. Sicuramente tra i pochissimi che hanno ricercato e indicato una strada, piuttosto che accontentarsi di seguire la corrente. Al suo Coro Ana di Milano ora tocca mantenere vive le sue intenzioni, i principi, la filosofia del fare coro. De Andrè sosteneva di avere scelto la solitudine e come artista di farsi carico di interpretare il disagio rendendolo qualcosa di utile e di bello. Diceva essere il suo mestiere. In queste parole si può riconoscere anche Marchesotti, nella solitudine delle scelte, che delineano un percorso e lo rendono unico. Immortale. A presto Max.

    Ivan Fozzer