Chieri alpina e il suo tesoro

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    A Chieri, importante città nelle vicinanze di Torino e antica potenza piemontese del Regno di Sardegna, vi è una lunga tradizione militare, con numerosi alpini, artiglieri da montagna decorati al Valor Militare nelle due guerre e nella guerra di Liberazione. Nel dicembre 1915 la città fu scelta come base di un battaglione alpino di formazione, che raggiunse la forza di 700 uomini, inserito nella Milizia mobile e nominato “Monte Assietta” del 3º Alpini; il comando venne inizialmente affidato al magg. Alliney. Oltre ai soldati, ci furono altri cittadini che partirono per il fronte, spinti dalla vocazione cristiana di dedicarsi alla salute spirituale dei soldati; alcuni frati domenicani furono inquadrati come assistenti di sanità o con altri incarichi, apparentemente non compatibili con i loro voti.

    Tra questi spicca la figura di monsignor Giuseppe Sona, cappellano nel 4º reggimento alpini, battaglione Ivrea, che alla fine della Grande Guerra continuò la sua carriera militare in vari reparti: nel 1934 come cappellano capo della Marina, cui seguirono sei anni all’Accademia Aeronautica di Caserta per congedarsi nel 1947 con il grado di capitano. Sona era nato a Chieri nel 1889 da stimata famiglia di esperti artigiani cordai originaria di Carmagnola. La sua formazione ecclesiastica iniziò nei seminari che già frequentarono San Giovanni Bosco e Giuseppe Cafasso e fu ordinato sacerdote nel 1913; tra i suoi insegnanti si ricorda mons. Angelo Bartolomasi, che divenne, ad inizio conflitto, Ordinario militare dell’Esercito, massimo grado per un ecclesiastico nel Regio Esercito e primo vescovo Castrense.

    Per i trascorsi chieresi mons. Sona e mons. Bartolomasi furono legati da una profonda amicizia che continuò nel primo dopoguerra portando mons. Sona ad essere il segretario personale dell’Ordinario militare divenuto vescovo, prima nella sede vescovile di Trento liberata e successivamente a Pinerolo e a Roma. Don Sona sul fronte nei momenti di tranquillità lasciati liberi dagli impegni di supporto spirituale si dilettava nel suo hobby di pittore con acquarelli delle zone del fronte insieme all’ufficiale medico Angelo Malinverni, di Torino, anche lui decorato con Medaglia d’Argento V.M., pur non tralasciando di accorrere dove maggiore era la necessità di supporto alla truppa, sia spirituale che materiale.

    La vita di trincea portò don Sona ad essere sempre al fianco delle truppe nei momenti più pericolosi e per questo gli furono assegnati due encomi solenni, due Croci al merito di guerra sul campo e non ultima la Medaglia d’Argento al Valor Militare con questa motivazione: “Cappellano di un battaglione alpini, volontariamente si univa ad una pattuglia di arditi e la seguiva alla conquista di una posizione tenuta sotto il tiro dell’avversario, dando esempio nobilissimo del suo alto sentimento del dovere – Val di Ledro (quota 1.000), 21 e 22 agosto 1917”. Per il cumulo di onori nel 1920 fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine di Savoia.

    Da sempre iscritto all’Associazione Nazionale Alpini, fu il cappellano della Sezione di Chieri fondata nel 1923, che poi divenne Gruppo quando Chieri confluì all’interno della Sezione di Torino. In tutta la sua vita ecclesiastica lo accompagnò il suo fedele altare da campo, cedutogli dall’amministrazione militare con regolare ricevuta. Questo fu di conforto a tanti alpini al fronte che parteciparono alle Messe nei momenti più critici della loro esistenza; in seguito l’altare fu fedele compagno nelle celebrazioni eucaristiche in tempo di pace, a ricordo dei Caduti o degli anniversari di fondazione del Gruppo.

    Alla morte di don Sona, avvenuta a Chieri il 16 aprile 1964, l’altare venne affidato alla cura delle sorelle Terziarie domenicane e successivamente ai Padri Domenicani che lo conservarono in una soffitta e lì rimase, dimenticato. Negli anni Settanta, a seguito di lavori di manutenzione, un sacerdote rimosse il telo messo a protezione di una cassa sigillata sulla quale era incisa la scritta “4º reggimento alpini – battaglione Ivrea” e non conoscendone la storia e la provenienza la consegnò al gruppo alpini di Chieri. Quando venne forzata l’apertura, nella cassa si trovò quello che si può considerare un tesoro: un altare da campo con paramenti completi conservati in modo quasi perfetto, tant’è che furono realizzati solamente pochi interventi conservativi alla cassa e alla tavola della mensa, come la sostituzione del velo di protezione della pietra sacra con le reliquie dei santi, previste per la consacrazione di ogni altare, compresi quelli militari (conservando il velo originale).

    Come testimone di una vita passata al seguito di soldati in armi in tempo di guerra e di pace, è ora una preziosa eredità del gruppo alpini di Chieri che lo conserva con amore nel suo piccolo museo e lo utilizza con i suoi componenti originali, paramenti, aspersori, messali, durante le celebrazioni a ricordo di coloro che sono “andati avanti”.