Chiarezza su Antonio Bergamas

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    Ho ricevuto il numero di febbraio e sono rimasto impressionato, prima ancora che emozionato, dalla splendida copertina, riconoscendo subito la mano di Quinto Cenni. E che orgoglio sia, non solo militare ma anche civile e sociale perché, come detto recentemente alla trasmissione “Passato e presente” su Rai 3, il nostro Corpo fa parte del patrimonio culturale del popolo italiano, che ad esso è molto legato ed ammira. Passando ora alle tue lettere, desidero soffermarmi su “Le parole di Antonio Bergamas”, dove ho riscontrato alcune inesattezze, due nelle parole di Angelo Turinelli ed una nella tua risposta. Poiché Angelo racconta di intrattenere rapporti con i giovani (attività che ho svolto anch’io nelle scuole genovesi per quasi un quindicennio, bloccato solo dall’emergenza sanitaria), ritengo che le cose vadano raccontate per bene. Per questo ti pregherei di informarne anche Angelo, che saluto cordialmente e spero di conoscere. Dunque: Antonio Bergamas non era austriaco, ma triestino ed italianissimo! Fin dall’adolescenza aveva mostrato ferventi ideali irredentisti ed all’avvicinarsi della guerra, paventando la chiamata alle armi nell’esercito, lasciò il territorio asburgico e riparò in Italia con l’intento di vestire il grigioverde, come del resto fecero Battisti, Filzi, Lunelli, i fratelli Stuparich, Chiesa, Sauro e molti altri; la citata lettera non fu scritta prima di morire, ma alla vigilia del suo primo impiego al fronte, l’estate del 1915 “davanti al nostro Carso selvaggio”, che lui cita al termine della sua lettera. E in quella circostanza non morì; infine dove morì e quando? Il giovane sten. Antonio Bontempelli (questo il suo falso nome) cadde il 16 giugno ’16 su un’altura di 1.514 metri chiamata “Il Cimon”, che niente ha a che vedere con Tonezza del Cimone, che si trova da tutt’altra parte. Tale rilievo, su cui sono stato la scorsa estate, si trova nello stupendo altipiano della Marcèsina (non Marcesìna!) che fa parte del più ampio Sette Comuni. Infine, ti segnalo un interessante scritto che ho appena trovato nel diario del ten. Guido Novaro di Oneglia (nipote del poeta Silvio Angiolo) del btg. Monte Arvenis: in quegli stessi giorni il reparto era arrivato nei pressi del monte Lozze, dove si accampò. Con il suo comandante, il grande alpino Vincenzo Tessitore, andò “a fare un’escursione sui rilievi circostanti” per riconoscere il territorio, arrivarono tranquillamente in cima al Monte Ortigara che trovarono completamente sgombro da uomini e senza alcuna opera… si sarebbe potuto prendere senza fatica.

    Giancarlo Militello, Sezione di Genova

    Grazie caro Giancarlo per queste garbate puntualizzazioni. Su una cosa però dovremmo metterci d’accordo. Tu dici che Antonio Bergamas era italianissimo. In realtà, lui era nato a Gradisca d’Isonzo, la quale si trovava in territorio austroungarico fin dal 1717, fatta eccezione per gli anni dal 1805 al 1815, quando Napoleone l’aveva restituita all’Italia, per tornare di nuovo sotto l’Austria nel 1816. Di fatto Antonio si trasferì a Trieste da bambino, appartenendo ad una famiglia che si sentiva italiana, pur essendo anagraficamente e civilmente austriaca. Studiò a Trieste e a Capodistria e, allo scoppio della guerra scelse di arruolarsi nell’Esercito Italiano, diventando ovviamente disertore per l’Austria. Poi hai ragione, smentendo anche quanto riportano le enciclopedie, a dire che morì sul Cimon, sull’altopiano di Asiago e non a Tonezza del Cimone.