Bella domanda! Intanto fa arricciare il naso ai puristi della lingua italiana, che matita blu in mano, segnano con orrore il decadimento del nostro idioma nazionale, poi fa scrollare le spalle a tanti che degli Alpini pensano di sapere tutto e anche di più. Invece il provocatorio titolo dato ad uno spettacolo teatrale dall’Accademia Teatrale Prose Furlane in collaborazione con la sezione A.N.A. di Udine, vuole far capire che, per un ragazzino delle medie, quegli uomini dal buffo cappello con una lunga penna nera sono una cosa strana, quasi misteriosa. Degli alieni, fuori dello spazio e del tempo.
Il dialogo tra Nicolò, un tranquillo e disinvolto dodicenne, e un vecchio generale, reduce di Russia, incontratisi casualmente nel corso di un’intervista in occasione dell’adunata di Asiago si snoda, per la sapiente regia di Eligio Zanier, tra una serie di eventi che ricostruiscono in modo molto efficace la storia delle truppe alpine. Si comincia con l’ingresso in scena di una dozzina di militari che, nelle divise dai tempi di Perrucchetti fino a quelle usate nelle terre desertiche dell’Afganistan, raccontano visivamente il percorso e l’evoluzione dei nostri reparti ed ognuno, a seconda dell’età, rivede se stesso a vent’anni quando indossava l’uniforme.
Poi cominciano a succedersi i fatti della Grande guerra, con i drammi dei lunghi mesi in trincea, lo scambio di pagnotte e tabacco col nemico, le lettere ai genitori prima dell’assalto, fino all’ultimo conflitto, con tragedia della ritirata di Russia rappresentata in modo suggestivo ed emozionante. Sono sempre gli stessi ragazzi, sempre di vent’anni, che, solo per una ragione anagrafica, si sono trovati travolti da avvenimenti che hanno sconvolto la loro vita, quando, in un istante o dopo crudeli sofferenze, non l’hanno lasciata sulle pietraie del Carso, sui monti della Grecia o nei campi di concentramento.
Lo scenario, con pochi cimeli di guerra e un perfetto gioco di luci, l’accompagnamento delle scene con le più belle canzoni alpine da parte dei coristi della sezione ANA di Udine, come nelle tragedie greche, la toccante interpretazione di Signore delle cime da parte della solista Carolina Zanier e il fascino di un teatro dalle linee sobrie ma di grande effetto scenico come il Giovanni da Udine , hanno contribuito a rendere la serata di una straordinaria suggestione. Da rivedere, ci si augura, in tanti altri teatri. (V.B.)