Cento anni e non sentirli

    0
    132

    Quarantanove anni dopo la costituzione degli alpini e due anni dopo la nascita, a Milano, dell’Associazione Nazionale Alpini inizia la storia della Sezione di Bergamo. Essa è legata al trasferimento dal capoluogo lombardo del Comando del 5º reggimento alpini con il deposito reggimentale. Nel numero del 30 giugno 1921 L’Eco di Bergamo pubblicava la notizia della costituzione ufficiale della Sezione, avvenuta il 29 giugno 1921. Primo Presidente fu Ubaldo Riva. La sede della Sezione fu provvisoriamente trovata in via Borfuro al n. 6.

    Da allora sono passati cento anni e la Sezione è cresciuta in quantità e qualità, basti vedere i numeri di oggi: 278 gruppi alpini e 24mila soci. Se è vero che sono i capigruppo con i loro alpini la vera forza dell’Associazione, solo una guida benvoluta e capace può permettere l’esaltazione delle doti dei singoli e dei Gruppi. Anche a livello organizzativo, come è stato apprezzato nelle tre Adunate nazionali (1962, 1986 e 2010) ospitate dalla Sezione.

    I Presidenti della Sezione di Bergamo che si sono succeduti negli anni sono stati Ubaldo Riva (dal 1921 al 1922), Alcide Rodegher (dal 1922 al 1925), Pietro Guaitani (dal 1925 al 1930 e dal 1946 al 1949), Luigi Calcaterra (dal 1930 al 1936), Pietro Lecchi (dal 1937 al 1940), Giovanni Gori (dal 1949 al 1969), Leonardo Caprioli (dal 1969 al 1984), Enzo Crepaldi (dal 1985 al 1991), Alessandro Decio (dal 1991 al 1997), Giovanni Carobbio (dal 1997 al 2003), Antonio Sarti (dal 2003 al 2012), Carlo Macalli (dal 2012 al 2018), Giovanni Ferrari (dal 2018 al 2021). Attualmente la Sezione è guidata dal neoeletto Giorgio Sonzogni.

    Il senso di solidarietà è innato negli alpini e le penne nere bergamasche si contraddistinguono in modo particolare. L’11 giugno 1977 è una data memorabile per la Sezione: davanti alla Casa Alpina di Endine il Presidente nazionale Franco Bertagnolli e il Presidente sezionale Leonardo Caprioli inaugurarono, tra migliaia di penne nere in festa, il primo monumento della solidarietà alpina che reca sulla facciata le parole diventate una regola per gli alpini: “Donare vuol dire amare”. Nel 1976 Bergamo diede i natali all’Ospedale da campo Ana – che è diretta emanazione della Sede Nazionale – quando un gruppo di medici e infermieri alpini degli Ospedali Riuniti di Bergamo, intervenuti in occasione del terremoto del Friuli, si trovarono di fatto impotenti per la mancanza di adeguati strumenti tecnici e logistici.

    Tra i principali promotori del progetto ci fu il dott. Lucio Losapio, capitano medico degli alpini e poi primario agli Ospedali Riuniti. Il gruppo alpini di Azzano San Paolo si è impegnato come promotore della divulgazione della Federazione Internazionale Soldati di Montagna, organizzando il primo convegno Ifms a Bergamo in occasione dell’Adunata nazionale del 1986. Il canto e la musica sono un patrimonio della cultura alpina, la Sezione di Bergamo annovera ben 10 cori e 8 fanfare alpine e anche nello sport la Sezione ha sempre ottenuto risultati di prestigio a livello nazionale. Nell’ambito della Protezione Civile occorre citare le squadre antincendio boschivo di 2° livello – che hanno attività primaria nell’immediato intervento in caso di incendi – e il nucleo cinofilo “Argo”, importante l’apporto dato nella ricerca di persone scomparse dove si è dato modo alle unità di addestramento reale sul campo.

    Senza dimenticare l’attenzione verso i ragazzi, specialmente per coloro che partecipano ai Campi Scuola. La Sezione di Bergamo, pur in un periodo difficile come quello attuale, contrassegnato dalla pandemia da Covid, è sempre presente e impegnata sul territorio con la Protezione Civile, con i suoi alpini e amici degli alpini, nel dare un aiuto concreto alle amministrazioni e alle parrocchie. Tutte azioni adeguate alla frase coniata dal presidentissimo Leonardo Caprioli e presa in carico dagli alpini bergamaschi: “Aiutare i vivi ricordando i morti.”

    Francesco Brighenti

    Emozione… statica

    Sulle note del “Trentatré”, suonato dalla fanfara di Scanzorosciate, iniziano le celebrazioni del centenario di fondazione della Sezione di Bergamo. Ad aprire la cerimonia l’ingresso dei gonfaloni del Comune di Bergamo, della Provincia e il vessillo sezionale. In tempo di Covid, l’adunata è stata organizzata in forma “statica”. Sul piazzale, all’ombra del monumento che la città ha dedicato agli alpini, inaugurato alla 35ª Adunata nazionale, svoltasi proprio a Bergamo nel 1962, si sono radunati i 278 capigruppo con i rispettivi alfieri, più di 200 sindaci e le autorità civili, religiose e militari.

    L’alzabandiera rappresenta sempre un momento “alto” e tutti gli alpini, sull’attenti, intonano il canto dell’Inno nazionale. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha sottolineato la grande forza del gruppo alpini, la generosità e le energie profuse, in questo tempo di pace, che tanto danno alle proprie comunità di appartenenza, soprattutto durante le emergenze. E lo si è visto in questi anni di pandemia. Per i valori espressi dal mondo degli alpini, il sindaco Gori si è detto favorevole all’idea di un servizio civile obbligatorio per i giovani e ha un sogno: «Portare a Bergamo un reparto alpino». Il Presidente della Provincia, Gianfranco Gafforelli, ha ricordato l’Ospedale della Fiera, costruito in tempi record durante la grande emergenza sanitaria: «L’ospedale – ha sottolineato – è diventato il simbolo della lotta e della resistenza della comunità bergamasca».

    A portare il saluto del Presidente nazionale c’era il vice Presidente vicario Luciano Zanelli, mentre in rappresentanza degli alpini in armi c’era il capitano del 2° Alpini, Michele Corna, bergamasco di Fontanella. Il Presidente della Sezione di Bergamo, Giorgio Sonzogni, ha chiuso il ciclo degli interventi ed era evidentemente emozionato nel vedere, dopo due anni di assenza, così tante penne nere con i gagliardetti e i numerosi sindaci riuniti sulla pubblica piazza. «Abbiamo l’obbligo e il dovere – ha sottolineato Sonzogni – di continuare a marciare con coerenza sul sentiero tracciato dai nostri veci che ci hanno preceduto». E ha lanciato l’appello perché i governanti riflettano sull’articolo 52 della Costituzione affinché venga ripristinata la naja «perché prima dei diritti, vengono i doveri e perché la nostra Italia e le nostre contrade hanno ancora bisogno degli alpini in armi e in congedo».

    La Messa celebrata dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, ha chiuso con solennità la cerimonia. Al termine della cerimonia è stato premiato l’alfiere più anziano della Sezione, presente con il suo gagliardetto alla cerimonia: Giovanni Devoti, classe 1924, di Grumello del Monte.

    Ezio Pellegrini