Cent’anni di Ivrea

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    LA NASCITA DELLA SEZIONE – Dopo un periodo intenso di incontri e proposte che avevano occupato l’ultima parte del 1920, il 1º gennaio 1921 diventava ufficialmente operativa la Sezione Ana Canavesana e di Ivrea. A fondarla, sulla falsariga di molte Sezioni sorelle che nascevano in quel complicato dopoguerra, era stato un gruppo di reduci della Grande Guerra che in gran parte avevano militato nei battaglioni del 4º reggimento alpini. A sancire l’operatività era il primo Consiglio direttivo, composto dal Presidente Pietro Balocco, dal vice Attilio Chiaretta e dai consiglieri Celestino Mellano, Giuseppe Rosa, Pietro Crimella, Gino Burzio, Domenico Molinario, oltre ad una lunga schiera di delegati, revisori e scrutatori. Era una Sezione poco ricca di Gruppi e di soci ma che non tardò a far sentire il proprio peso e la sua vitalità: fu così che due anni dopo si accollò l’onore e l’onere di ospitare e organizzare un 13 di Ivrea 5-2021 Raduno Nazionale. Il 19 giugno 1921 venne inaugurato il gagliardetto della Sezione Canavesana, madrina nell’occasione la signora Ottavia Martinelli, vedova del maggiore degli alpini Michele Lanfranco, comandante del battaglione Cividale, caduto eroicamente nel giugno 1916 sul Novegno. Il gagliardetto fu benedetto dal reverendo canonico don Gariglietti, già cappellano del “Battaglione Levanna” e la cerimonia venne accompagnata dall’Inno della Sezione Canavesana, musicato per la circostanza dal Maestro Angelo Burbatti su parole del capitano di complemento Igino Richelmy. Il 9 settembre 1923 Ivrea e Aosta ospitano il 4º Convegno (così venivano chiamate allora le Adunate nazionali) per celebrare solennemente la consegna di una Medaglia d’Oro al Valor Militare. In Piazza d’Armi vecchia a Ivrea, gremita di penne bianche e nere e di una folla calcolabile in 100mila persone, il Re Vittorio Emanuele III in persona appuntò al Labaro del 4º Alpini la Medaglia d’Oro al V.M. assegnata al battaglione Aosta. Fu l’unica Medaglia d’Oro concessa al Corpo degli alpini durante la Grande Guerra. Tale fu il successo della manifestazione che la Sede Nazionale di Milano volle premiare con una targa di bronzo il cavaliere Cesare Bordet, principale solerte ed infaticabile organizzatore.

    IL SECONDO DOPOGUERRA – Dopo il secondo conflitto mondiale riprese l’attività della Sezione e iniziarono le pubblicazioni del giornale sezionale, “Lo Scarpone Canavesano”, il cui primo direttore fu Bordet. Nel settembre 1949 Ivrea è ombreggiata da un’infinità di bandiere tricolori per accogliere 15mila alpini, confluiti per onorare il raduno della divisione alpina Alpi Graie, costituitasi ad Ivrea il 15 novembre 1941. Erano presenti il sottosegretario alla Difesa, on. Meda e il generale Girotti che fu comandante della Divisione. Per l’occasione fu coniata una medaglia ricordo in lega di rame su bozzetto del socio e Consigliere Renato Chabod e lo scultore Giacomo Buzzi Reschini realizzò una targa in bronzo raffigurante un alpino di sentinella. L’epigrafe recita: “Gli alpini del canavese a ricordo ed esaltazione della 6ª divisione Alpi Graie che in territorio nazionale ed in Montenegro unì nel dovere, nell’onore, nel sacrificio, figli delle alpi e dell’Abruzzo (15 novembre 1941 – 12 settembre 1943)”. La targa è murata nel roccione del Castellazzo e guarda il ponte Isabella, il ponte Nuovo.

    ANNI ’50 e ’60 – Gli anni Cinquanta si aprirono con la consegna della Croce di Guerra al tenente don Ernesto Tapparo, cappellano militare del battaglione Ivrea. Altre date da ricordare sono il 4 novembre 1952 con il 1º Convegno della fraternità alpina a Pont Bozet e il 3 maggio 1953, giorno dell’Adunata a Belmonte in occasione della posa della prima pietra per la costruzione del Monumento alle Penne Mozze canavesane. Proprio a Belmonte, per interessamento di Padre Bergandi, cappellano alpino e vice superiore dei frati francescani del Santuario – sostenuto con tenacia dal Capogruppo di Valperga e Presidente del Comitato d’onore per l’esecuzione dei lavori – aveva potuto essere realizzato il progetto del Monumento alle Penne Mozze canavesane. Venne inaugurato il 18 settembre 1955 (la prima pietra era stata posata il 3 maggio 1953) su quell’altura a breve distanza dal Santuario, fatto costruire nel 1010 dal marchese Arduino d’Ivrea (divenuto in seguito primo re d’Italia). Il colle a quota 727, con un’incantevole veduta su tutto il Canavese, il Monferrato e Torino, sulle Alpi Marittime e Cozie (non a torto definito il “Balcone del Canavese”), non poteva che risultare la miglior dimora per un’opera destinata a perpetuare nel tempo la gratitudine verso quegli alpini che alla Patria tutto diedero senza nulla chiedere. In quel settembre, a Belmonte, alpini, congiunti e popolo, erano una cosa sola e quasi tutti erano saliti lassù per sciogliere un voto o una promessa. Al centro del piazzale, sopra il bassorilievo in bronzo raffigurante una Madonna (opera dell’insigne scultore Giacomo Buzzi Reschini), troneggia imponente nella sua snella saldezza una Croce in granito scolpita dai fratelli Trione. Agli angoli, dove finisce la maestosa quanto rustica gradinata in pietra rossa (progetto del geometra Macciotta), due pezzi d’artiglieria da montagna da “75/18” forniscono la simbolica difesa. A nord, una piastra di bronzo a “Rosa dei venti”, raffigura le principali cime, dal Monviso al Cervino. Monsignor Pintoretto, arcivescovo Ordinario d’Italia, celebrò la Messa e benedisse i preziosi massi di granito divenuti sacri per ogni alpino. Erano presenti autorità civili e militari, il comandante del 4º Alpini, la banda militare del 4º Alpini e un picchetto armato. Nel pomeriggio dello stesso giorno a Cuorgnè veniva scoperta una lapide a ricordo del generale Perrucchetti, fondatore del nostro Corpo, con orazione del generale Battisti. Il 26 ottobre 1958 nella caserma Testa Fochi di Aosta venne inaugurato il vessillo della Sezione Canavesana. Qualche anno più tardi, precisamente il 23 ottobre 1961, giunsero dal Montenegro le salme di 1.500 Caduti. Fra di esse quella del magg. Vittorio Toggia, comandante del battaglione Ivrea, morto a Plevlja il 18 luglio 1943, del tenente di artiglieria Bruno Ranieri, del sergente Bruno Franchetto e degli alpini Ernesto Blanchietti, Cipriano Giachino e Felice Garda. Il 13 settembre 1964 per il raduno intersezionale si adunarono nel cortile della caserma Freguglia undici battaglioni e due gruppi di artiglieria per 4.000 effettivi. Il Presidente sezionale Petitti, ricevette il Presidente nazionale Ettore Erizzo e i Presidenti delle Sezioni, mentre il vescovo di Ivrea monsignor Albino Mensa celebrò la Messa. La caserma dal 1886 al 1934 ospitò gli alpini e fu demolita nel 1969: al suo posto qualche anno più tardi, in occasione del 50º della Sezione, venne collocato un masso, offerto dal consigliere sezionale Ennio Caretti e benedetto da don Tapparo, cappellano dell’Ivrea. Il 29 ottobre 1967 venne inaugurata la nuova sede al piano terreno del condominio “Monte Rosa”, in via de Gasperi 1. Oggi è ancora la “baita” della Sezione.

    ALPINI E MARINAI – Sono risaputi i sentimenti di reciproca simpatia e stima che hanno sempre legato marinai e alpini. Quasi a voler ribadire questi vincoli, i marinai di La Spezia hanno voluto donare un faro agli alpini di Ivrea. Dove collocarlo? Si è pensato che non vi fosse luogo più adatto del colle di Belmonte. Il faro venne inaugurato il 26 ottobre 1972, alla presenza di alpini e marinai che rinnovarono il gemellaggio l’anno seguente con l’inaugurazione di una targa bronzea: “Non sia solo curiosità la tua ma qua giunto sosta e medita. Siamo alpini e marinai d’Italia per l’eternità. Non imprecare contro il nostro destino ma leva gli occhi al cielo, ci vedrai su questi monti su questa ridente pianura della nostra amata Patria; amala anche tu”.

    GLI ANNI ’80 e ’90 – Il 3 luglio 1983 debutta in campo nazionale la squadra sportiva e nel 1989 a Settimo Vittone si tiene il 18º campionato nazionale di corsa in montagna individuale, prima attività sportiva organizzata dalla Sezione. Il 5 agosto 1991 sarà ricordato nella storia del Mombarone: i pellegrini che affollavano la vetta nella ricorrenza della Madonna della Neve parteciparono alla Messa celebrata da mons. Bettazzi, vescovo di Ivrea e alla cerimonia della posa della prima pietra del ricostruito Monumento al Redentore. L’idea della sua ricostruzione fu promossa da Luigi Sala, già Presidente della Sezione dal 1983 al 1986. La scelta del giorno non fu casuale: il 5 agosto del 1900 erano iniziati i lavori della costruzione del monumento, che in poco più di un mese avrebbe portato a compimento il maestoso, elegante obelisco in pietra ideato dall’ing. Bianco. L’opera ricostruita fu inaugurata il 13 ottobre 1991: ad officiare la funzione religiosa don Renzo Gamerro, mentre di Sala fu il discorso commemorativo. Negli anni Novanta sono due i “fiocchi verdi”: il 7 marzo 1995 viene fondato il nucleo di Protezione Civile della Sezione, mentre nel luglio 1999 nasce la fanfara sezionale diretta dal professor Oliviero Motto Ros e composta da una cinquantina di musici. L’8 luglio 1999 in occasione dell’80º di fondazione della Sezione la Sede Nazionale assegnò agli alpini di Ivrea l’organizzazione della manifestazione nazionale in ricordo del gen. Perrucchetti da tenersi in Cuorgnè, luogo dove morì il 5 ottobre 1916. Memorabile fu la commemorazione del 100º anniversario della morte.

    NUOVO SECOLO – A ottobre 2000 una devastante alluvione nel Canavese mette in moto la Protezione Civile Ana e Ivrea è punto di riferimento e coordinamento degli interventi di aiuto alla popolazione. Nel 2008 viene inaugurato sul Mombarone il Bivacco intitolato ad Adriano Cosa e realizzato su iniziativa degli alpini di Carema e Settimo Vittone. A luglio 2011 Noasca ospita il 31º Premio nazionale fedeltà alla montagna, assegnato all’alpino Marco Solive del Gruppo di Noasca e Ceresole. A settembre del 2013 Ivrea ospita il raduno del 1º Raggruppamento: un grande successo, con la presenza di almeno trentamila persone. Per l’occasione viene presentato il libro “Tucc Un. Vicende e Uomini del Battaglione Ivrea attraverso un secolo di Storia d’Italia”, una certosina ricerca portata a termine da Serafino Anzola, detto “Ciribola”. Nel 2015 Marco Barmasse lascia la presidenza perché eletto in Consiglio nazionale; gli succede il vicario Sergio Botaletto che rimarrà in carica un solo anno, sostituito da Eraldo Virone. Nella stessa circostanza anche il direttore dello “Scarpone Canavesano”, Carlo Maria Salvetti, passa la mano a Paolo Querio, che ha alle spalle un’esperienza di giornalista professionista a “La Stampa” di Torino. Arriviamo ai poco fausti giorni d’oggi. A marzo 2017 alcuni volontari della Protezione Civile partono per portare soccorso alle vittime di Rigopiano, in Abruzzo, dove una valanga ha distrutto un albergo pieno di clienti. La pandemia ha stravolto tutte le attività, ma gli alpini della Sezione sono in prima fila per soccorrere le loro comunità intervenendo soprattutto per aiutare chi è solo e in quarantena, oppure appoggiando il personale sanitario quando si deve disciplinare il traffico per permettere di fare i tamponi. Gli alpini sono anche intervenuti a “Casainsieme” di Salerano per trasformare una sala della struttura in uno spazio per i malati di Covid e per innalzare una tenda che accogliesse i contagiati nel carcere di Ivrea. Inoltre, nei Comuni hanno provveduto a consegnare le mascherine ai cittadini. La pandemia ha anche stravolto il programma degli eventi previsti per celebrare il centenario di fondazione della Sezione, previsti per il 2021, in particolare il raduno del 1º Raggruppamento che è stato rimandato al 2022. Si spera di riuscire a portare a termine gli eventi come le funzioni religiose e la pubblicazione di un libro che racconterà il secolo di vita della Sezione.

    p.q.