Cattedrale del sacrificio

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    Anche gli uccellini del Bosco delle Penne Mozze hanno smesso di cinguettare e dall’alto dei rami hanno voluto prendere parte alla giornata in silenzio. La commozione è stata palpabile fin da subito e tutti, indipendentemente dalla carica ricoperta, si sono sentiti scossi da questo ritrovo che mette speranza dopo mesi fatti di restrizioni e divieti. ù

    Molti i vessilli e i gagliardetti di Sezioni e gruppi alpini provenienti da tutt’Italia hanno reso il Bosco ancora più verde. E il Bosco li ha accolti come solo gli amici sanno fare, regalando quella pace e serenità, dimenticate in questi mesi. Sembra tutto strano: gli abbracci ci escono goffi, le strette di mano lasciano spazio a occhi brillanti e i sorrisi, anche se ancora coperti dalla mascherina, riescono comunque a strofinare via dal cuore la mestizia accumulata in questa pandemia, perché tanti sono gli amici alpini che hanno posato lo zaino a terra e ci mancano immensamente.

    La commozione e la preghiera sono state protagoniste lo scorso 29 agosto a Cison di Valmarino, al 50° anniversario del Bosco delle Penne Mozze, evento che per la prima volta ha assunto carattere nazionale, impreziosito dalla presenza del Labaro. Distanziati, ma uniti in un silenzio che di cose da dire ne aveva però molte, gli ospiti hanno reso questo momento di ricordo ancora più denso, più intriso di parole forti e concrete. Tra gli alberi e le radici del Bosco, a loro agio e a pieni polmoni, sono echeggiate le voci del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, generale Francesco Paolo Figliuolo, quelle del gen. C.A. Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine e del Presidente nazionale Sebastiano Favero.

    A tutti, durante i discorsi, la voce tremava un po’, a testimoniare quanto la mattinata fosse intima e solenne. Un emozionato Presidente dell’associazione Penne Mozze, Varinnio Milan, non ha potuto non ricordare il predecessore Claudio Trampetti, “andato avanti” lo scorso aprile. Un abbraccio ha stretto la signora Imelda Reginato, moglie del tenente medico Enrico Reginato, Medaglia d’Oro al V.M. del battaglione Monte Cervino. Ad accompagnare la cerimonia sono stati il coro Ana di Vittorio Veneto e la fanfara alpina della Sezione di Conegliano, mentre la presentazione è stata affidata alla voce di Nicola Stefani.

    «Questa è anche un’occasione per ritemprarmi e riprendere i veri valori alpini – ha affermato il generale Figliuolo – perché un popolo senza memoria non ha futuro». Valori alpini… sì perché portare la penna non è solo motivo d’orgoglio, ma è segno di rispetto per il passato e voglia di cedere il testimone al futuro. Ed essere alpino è un sentimento d’amore verso il trascorso, per i veci e al contempo verso il divenire, per i bocia. S’intreccia così la vita di un alpino. Il generale Berto, prossimo al ritiro dall’incarico di comandante, ha definito il Bosco «una cattedrale del sacrificio» che ha visto il gruppo alpini di Cison, della Sezione di Vittorio Veneto e delle Sezioni di Conegliano, Treviso e Valdobbiadene, impegnati fin dal 1968. E ha concluso con commozione dicendo: «Credo che noi alpini abbiamo ancora qualcosa da dire a tutti quanti».

    Il Presidente Favero crede nel futuro e nelle sue parole non è mancata la speranza per un cambiamento radicale e un ritorno al passato che ora, come non mai, ha la necessità di essere ascoltato nei suoi valori più autentici: «È nell’interesse della Patria, della nostra Bandiera, dei nostri giovani mantenere i valori degli alpini: ci permetterà di vincere una guerra contro un nemico ancora più pericoloso di quello che stiamo affrontando oggi, l’individualismo».

    La Messa è stata celebrata dall’ordinario militare per l’Italia, arcivescovo Santo Marcianò, mentre l’Albero del Ricordo è germogliato di altre ventiquattro nuove foglie, rappresentanti le 24 Sezioni Ana di tutt’Italia che hanno voluto dedicare un pensiero ai propri Caduti. È stata una cerimonia del ricordo, della speranza, dell’amicizia che ha urlato, senza far baccano, alla necessità di delineare un futuro prospero di rispetto, condivisione e di ideali di comunità.

    Sara Zanotto