Caro direttore, prendo atto dell’invito che ci hai rivolto sul numero di ottobre in relazione all’esposto dell’alpino Enrico Tosetti della Sezione Valsesiana, circa la profanazione perpetrata al bosco delle Penne Mozze da parte di incivili bivaccatori; lo abbiamo attuato già cinque mesi orsono, ovvero all’insorgere dei fatti. L’episodio non ci era certo sfuggito, anche se consumato la prima domenica di “liberazione” dopo il lockdown primaverile. Indubbiamente la bramosia del lasciare le prigioni casalinghe ha prevalso sull’uso dell’intelletto, di cui oggigiorno si fa sempre meno esercizio. Amministrazione comunale, Sezione e Gruppo locale sono subito intervenuti: i cartelli c’erano, ci sono, sono stati integrati e buona parte dell’area è stata subito recintata, s’è pensato anche ad un servizio di guardiania, come fatto in passato, ma non si è reso necessario poiché il fenomeno è subito scemato. Le sanzioni amministrative pecuniarie richiedono un procedimento di non facile attuazione; continuiamo a sperare nel recupero del buon senso perduto. Non è nemmeno il caso di prendersela con chi, in quel luogo, trascorre pressoché tutto il proprio tempo libero nel pulire, riordinare, abbellire, migliorare e custodire, onorando la sacra memoria dei 2.405 alpini caduti, lassù ricordati. Don Bruno, quel luogo lo conosci, perché su quell’altare hai celebrato la Messa, sai con quanto sacrificio e passione viene curato dagli alpini del Gruppo di Cison di Valmarino della Sezione di Vittorio Veneto e quelli delle tre Sezioni contitolari limitrofe di Conegliano, Treviso e Valdobbiadene, e poi dal Comitato del Bosco e dall’Associazione As.Pe.M. Stiamo andando verso la celebrazione del 50º, cerimonia solenne inserita nel calendario dell’Ana il 29 agosto 2021; confidiamo davvero di poter vedere coronati gli sforzi che si stanno compiendo, compreso il completamento dell’albero della memoria con la collocazione delle foglie delle Sezioni che mancano ancora all’appello. Gli alpini ci sono, la pandemia ci liberi ed il buon Dio ci assista.
Francesco Introvigne, Presidente Sezione di Vittorio Veneto
Caro Presidente, caro Francesco, non ho mai avuto dubbi sull’efficienza degli alpini della tua Sezione nel gestire il Bosco delle Penne Mozze, che avete sempre curato come una cattedrale a cielo aperto. Luogo dove si respira una sacralità misteriosa e vera. Ora ci segnali tutte le avvertenze e l’equilibrio con cui cercate di gestire al meglio la situazione e si avverte che lo fate con intelligenza e cuore.