Cantori del tempo appena concluso

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    A Varese il concerto dei cori dei congedati delle cinque brigate alpine e della Smalp.

    I cori dei congedati delle cinque brigate alpine si sono dati appuntamento a Varese sabato 2 luglio per ripetere la bella esperienza dell’anno scorso a Creazzo, dove per la prima volta centinaia di giovani confluirono per cantare insieme. Il loro entusiasmo è commovente: per cantare si danno appuntamento, si trovano in località diverse per la gioia di stare ancora insieme. Al teatro Apollonio, a Varese, hanno dato vita a un concerto indimenticabile. C’erano il vice presidente vicario Vittorio Brunello, il vice presidente Giorgio Sonzogni, il consigliere nazionale Silvio Botter, il presidente della sezione Francesco Bertolasi e Antonio Verdelli, capo del gruppo Varese che festeggiava il 75º di costituzione. Cosa dire di questa serata?Il compositore e maestro Bepi De Marzi, che ha introdotto i brani come nessun altro avrebbe potuto fare, ha scritto la cronaca che pubblichiamo.

    DI BEPI DE MARZI

    Come cantano i giovani alpini

    Che vale costruire un grande teatro se poi l’unico microfono in dotazione fa le bizze?Serata torrida, con l’aria condizionata incomprensibilmente spenta, affidata allo sventolio dei programmi di sala: l’allegro sfarfallare della fantasia. È perfino bello, il moderno Teatro Mario Apollonio di Varese, nell’ariosa Piazza della Repubblica (Italiana). Il retropalco è uno spazioso cortile. A far da guardia serena c’è la sede degli alpini sulla collinetta che s’innalza appena di lato. Festa di Voci. Miracolo dell’armonia. Proprio quando il Governo cancella per sempre il servizio militare, inteso come Servizio e non come mestiere, eccoli, i giovani e i giovanissimi alpini, cantori del tempo appena concluso.

    L’idea che è stata di Gianni Boscardin, capogruppo di Creazzo, Sezione di Vicenza, approda a Varese per i 75 anni del Gruppo della città, guidato da Antonio Verdelli, nella Sezione presieduta da Francesco Bertolasi. Una bella festa, cominciata alle 20 (che rassicurante, la nostra puntualità) di sabato 2 luglio. Grande pubblico, festoso. Sul palco, a dare il benvenuto, il Coro Campo dei Fiori dell’ANA, diretto da Aurelio Baioni. Compie 25 anni e canta El fogo e Tranta sold, storie di boschi da difendere e dell’orgoglio in famiglia per il figlio alpino. E c’è subito il Coro della Scuola Militare Alpina, del 104º Corso AUC. Lo dirige Giancarlo Comar e intona anche Il testamento del capitano. Cantano con intensità, con profonda partecipazione, i nostri giovani ufficiali. Esemplari in tutto, anche nel cappello conservato sobriamente, senza orpelli. No, non li chiameremo, stasera, Cori dei Congedati: questi sono ragazzi che cantano la felicità dell’appartenenza, dell’eterna appartenenza al Corpo degli Alpini.

    Ecco la Julia con due direttori che si alternano, con risultati meravigliosi, a condurre i quattro canti previsti. Sono Alessandro Pisano e Mario Lanaro. Da Il Golico a Stelutis alpinis. Armonie perfino nuove, esemplari per sobrietà. Poi l’Orobica con don Bruno Pontalto. Come si fa a dire monsignore in congedo ?Ama i colpi di teatro, il vivace cappellano penna bianca. Eccolo subito nella suggestione e nella commozione di Le voci di Nikolajewka. Fa entrare altre 30 (trenta!) voci per un coro possente, sterminato, e conclude con Joska la rossa. La Taurinense, ora, con l’intelligente direzione di Thierry Negrin. Sono soltanto in dodici, ma sono qui a mantenere la promessa fatta l’anno scorso a Boscardin. Dodici buone voci; e la tessitura polivocale scorre fluida; e l’armonia è chiara, trasparente.

    Roberto Micheletti, di fluenti riccioli bruni a far da corona al cappello alpino, dirige il Coro della Brigata Tridentina. Entrano a passo deciso, da scanzonato addestramento formale, e il pubblico, subito coinvolto, scandisce il ritmo. Il presentatore si commuove e si nasconde tra le quinte e trattenere il groppo in gola. Micheletti parte sapientemente con Sul cappello che noi portiamo. Termina con Benia Calastoria, grido d’amore per tutti gli emigranti, per tutti gli immigrati, i disperati del mondo. Infine, Luca Pillon, con gesto morbido, preciso, dirige i suoi alpini della Brigata Cadore. Nel giorno della naja cancellata si canta la tenerezza e l’amore di un tempo irripetibile. Ricordi di Belluno, del Piave, dei Monti del Sole, del Nevegal, della grande Foresta del Cansiglio.

    Riconoscenza a don Sandro Capraro, forzatamente assente, altra penna bianca della fede, inventore, con don Bruno Pontalto, della stupenda avventura dei Cori Alpini alle armi. E vibra nell’aria il sorriso buono e severo del colonnello Tardiani, primo organizzatore dei Concorsi Corali promossi dalla nostra Associazione. Poi c’è lo scambio dei ricordi, ma tenuto nel tempo breve: gesti fraterni, poche parole, intense, efficaci, sincere. Sarà così anche domani, per tutto il giorno di festa. Il senso della memoria viene dato da Nelson Cenci, sempre misurato, profondo, saggio come sanno essere saggi i nostri reduci che ci insegnano a detestare la guerra. Ormai è notte alta, su Varese, e si accende, con le stelle, il Sacro Monte.

    Tre ore di poetica armonia; ma si canta ancora, stavolta tutti insieme. Trentatré, con la direzione trascinante di Mario Lanaro; Signore delle cime, con la comprensibile emozione del sottoscritto, presentatore della serata.