Caccia e natura

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    Sono un alpino socio del Gruppo di Medesano Parma. Ho prestato servizio nel 1972/1973 nella brigata Julia, btg. Gemona, con incarico 107 esploratore sciatore. Da sempre vado in montagna cercando di coglierne gli aspetti più profondi e suggestivi. Ho letto con di vero disappunto il tuo infelice commento alla puntualizzazione dell’alpino Pietro Bove, che rimarca la dimenticanza circa l’attività venatoria, della nobilissima icona, che rappresenta il nostro Mario Rigoni Stern. Certo era un cacciatore come lo sono io e tanti alpini di mia conoscenza, che praticano una caccia sostenibile. Ti invito, cordialmente, a leggere, o rileggere i racconti contenuti, in quella mitica opera del nostro Mario, che ha per titolo il Bosco degli urogalli. Forse, spero, ne trarrai deduzioni obiettive, e prive di sfumature animaliste. Spero che la tua sia una posizione personale, e non rispecchi quella dell’Associazione, alla quale mi onoro di appartenere. Ti ringrazio anticipatamente, per tempo che mi vorrai accordare. Gradirei un tuo commento. Grazie. Non volermene di quanto sopra affermato. Continuerò a seguirti e stimarti.

    Mauro Zambelli, Parma

    Caro Mauro io non contesto assolutamente chi pratica la caccia e lo fa rispettando la natura come si conviene a un vero cacciatore. Nella mia risposta contestavo il fatto che l’amore per la natura sia una sorta di condizione privilegiata per i cacciatori. L’amore per il bello nasce dall’animo e dalla sua finezza, la quale notoriamente non si acquisisce praticando uno sport.