BRESCIA Marone: il gruppo ha 75 anni, il cuore di sempre

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    È una bella sorpresa quella che ci riserva ancora una volta la terra bresciana: percorrendo la strada statale per la Valle Camonica, dopo qualche galleria, compare dinanzi agli occhi il lago d’Iseo, sulle cui sponde si susseguono l’uno accanto all’altro piccoli paesi, ai piedi di dolci montagne verdi. Marone è uno di questi e oggi i suoi alpini festeggiano i 75 anni di vita del loro gruppo.

    All’ammassamento ci sono proprio tutti: il reduce Giulio Baiocchi, classe 1915, alpino del colonnello Signorini, i reduci maronesi Giulio Turelli, classe 1914, e Ferruccio Tosoni, classe 1916, (e anche Beniamino Gheza, classe 1912, iscritto al gruppo dal 1934 e andato avanti il 10 maggio scorso, che da lassù ci guarda e sorride) tanti gagliardetti e poi il vice presidente nazionale Alessandro Rossi (per lunghi anni presidente della sezione di Brescia), con il consigliere nazionale Cesare Lavizzari, il presidente della sezione di Brescia Davide Forlani e Alberto Giudici, il giovane capogruppo di Marone: è nei suoi occhi celesti e vivaci tutta l’emozione di chi per la prima volta non è ospite, ma padrone di casa.

    Sulla musica della fanfara della Valle Camonica, la sfilata percorre le vie strette del paesino: su e giù, il lago appare e scompare dietro le case, tra gli ulivi profumati che crescono dappertutto e fuori dai portoni che danno sulla strada la gente saluta e applaude gli alpini. Dopo la Santa Messa nella chiesa del paese, dopo il pranzo e le lunghe chiacchierate a tavola ecco i saluti finali del vice presidente Rossi che parla ai suoi alpini proprio come un papà ai figli: I giovani come Alberto sono la nostra realtà, perché il loro impegno segue l’esempio dei nostri Padri; le facce e le menti sono nuove, ma il cuore è quello di sempre .

    E aggiunge: Alpini, restate accanto ai vostri presidenti! , come a dire: c’è bisogno degli alpini semplici, del loro spirito. Il direttore della fanfara lo nomina capostipite degli alpini bresciani e gli dedica il Trentatrè ; lui in silenzio si siede, abbassa il cappello sugli occhi e si commuove. E così, dopo il vecio anche il bocia capogruppo Alberto Giudici, con voce rotta dalla commozione ringrazia gli alpini maronesi, poi si defila e porta le mani agli occhi

    È proprio vero: i volti sono cambiati, ma il cuore è quello di sempre, di vecio in bocia, perché gli alpini sono così, così come li vedi.

    Mariolina Cattaneo