Una colonna ininterrotta di alpini e amici ha risalito domenica 27 giugno il suggestivo sentiero che, snodandosi gradatamente attraverso la Valle di Contrin, conduce all’omonimo rifugio di proprietà della nostra Associazione fin dagli anni Venti dello scorso secolo. Dopo oltre un anno segnato dallo stop forzato causa pandemia, il clima euforico da “allegoria del sopravvissuto” era talmente evidente tra i partecipanti che ogni scusa era buona per fermarsi e riattivare la “modalità chiacchiera” che tanto ci è mancata in questi orridi mesi.
Per le autorità erano circa cinquecento i partecipanti giunti per l’annuale appuntamento con il raduno al Contrin, giunto quest’anno alla sua 38ª edizione. Noi ne abbiamo in realtà visti molti di più, ma forse si è trattato di una suggestione; questo perché riuscire a vedere nuovamente così tanti alpini ed amici assieme, in un luogo tanto carico di memoria e sentimenti ci ha trovati impreparati. E chi mai lo è al giorno d’oggi? Ma torniamo alla manifestazione.
Il rituale è stato volutamente rispettato alla lettera: dopo l’ingresso del Labaro, scortato dal Consiglio Nazionale e accompagnato dal vessillo della Sezione di Trento con il suo Consiglio, è stato l’alzabandiera a scandire i tempi di avvio della cerimonia. Nel parterre verde smeraldo, che affaccia su di un panorama mozzafiato, oltre venti vessilli sezionali e un mare di gagliardetti hanno fatto da cornice alla cerimonia di deposizione della corona al monumento dedicato al cap. Andreoletti da parte del Presidente nazionale Sebastiano Favero e delle autorità civili e militari.
È stata la volta degli interventi. Il primo cittadino di Sen Jàn di Fassa, Giulio Florian, la senatrice Elena Testor e il Presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti hanno voluto ringraziare sentitamente l’Ana per l’impegno profuso durante la pandemia, riconoscendo l’indiscusso ruolo portante del volontariato nel sostegno dato alle amministrazioni locali. Sono stati il Presidente della Sezione di Trento e il Presidente nazionale a tracciare il sentimento di quest’evento che, a distanza di quasi quarant’anni, non perde mai di fascino e anzi, consente a tutti noi di tornare a sentire lo stretto legame che ci riporta ai nostri padri fondatori. Su questi stessi prati nel 1926 i nostri avi hanno immaginato un futuro per questo Paese e per la nostra grande “famiglia verde”.
Allo stesso modo, dopo quasi © Mario Ghielmetti cent’anni da quell’evento, al Contrin siamo tornati ad immaginarci una normalità e una vicinanza – non solo fisica – che ci è stata brutalmente scippata dalla pandemia. Le speranze di ripresa si sono fuse con l’omelia di padre Gianni Landini, cappellano alpino di Rovereto, che ha invitato tutti ad avere nuovamente fiducia e a passare oltre, senza con questo dimenticare quanti ci hanno purtroppo lasciato a causa del virus. Poi è stata festa. Bella e spontanea quanto può essere una “prima assoluta”, pur nel pieno rispetto della normativa anti-Covid e con l’attenzione per la sensibilità di ciascuno. I canti e i suoni della fanfara di Lizzana hanno dato sonorità alla gioia di restare assieme in questa “bolla di alpinità”.
Grazie anche allo storico gestore e alpino Giorgio Debertol che, assieme ai familiari e ai collaboratori, ha dovuto fare gli straordinari per consentire a tutti di poter disporre di un pasto caldo. Il rientro a valle è stato più leggero di sempre. Arrivederci al 2022!
Paolo Frizzi