BELLUNO – Pellegrinaggio a Milovice

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    Le Sezioni di Belluno e Conegliano, dopo due anni di forzata assenza, sono ritornate a celebrare il pellegrinaggio in Boemia, nell’attuale Repubblica Ceca, con una cerimonia al sacrario militare italiano di Milovice. Ancora una volta gli alpini, accompagnati dal presidente sezionale di Belluno Lino De Pra e dall’inossidabile Lino Chies di Conegliano, hanno affrontato la lunga trasferta per onorare gli oltre cinquemila nostri connazionali deceduti dopo atroci sofferenze in quel luogo dove era dislocato un campo di prigionia austro-ungarico durante la Grande Guerra.

    Alla delegazione di Belluno e di Conegliano si sono aggregati alpini di Treviso, di Vittorio Veneto con il presidente Francesco Introvigne e di Valdobbiadene con il presidente Massimo Burol. La cittadina di Milovice da sempre è stata una zona militare: sino dai tempi della campagna di Napoleone contro la Russia nel 1800, fu località di deportazione dei prigionieri di guerra, poi dal 1904 fu per anni una sede dell’armata austro-ungarica. Nel 1948 Milovice divenne una base sovietica, la più importante dell’Europa centro-orientale, con la presenza di oltre 100mila soldati. Da quel luogo nel 1968, partirono i carri armati dell’occupazione russa della Cecoslovacchia.

    Dal febbraio 1990, dopo il ritiro delle truppe russe, Milovice ritornò una città libera ed accessibile, solo allora si poterono così constatare le condizioni veramente desolanti di quel cimitero, immerso in un pesante degrado dovuto all’abbandono. Fortunatamente, però, la grande stele era ancora lì e sul basamento si poteva leggere la dedica rimasta indenne: “Ai soldati italiani morti in prigionia la fraterna pietà del popolo cecoslovacco”. Nello stesso anno si cominciò la sistemazione del cimitero che vide tra i principali fautori del recupero l’ambasciatore d’Italia a Praga, Filippo Imbalzano, già ufficiale e presidente dell’Associazione europea degli ufficiali della riserva. Dopo aver fatto ripulire e recintare l’area, fece sostituire le vecchie croci di legno sulle tombe con croci di marmo di Carrara.

    Lo aiutò in questo progetto l’ex compagno di scuola Lino Chies, fautore dei pellegrinaggi che videro in quel luogo la presenza anche del Labaro dell’Ana. Ora tutta l’area è stata dichiarata dalle autorità locali “suolo italiano” ed anche la via che dal cimitero porta al centro del paese è denominata “Italska”, via Italia. All’interno del recinto del cimitero è stato costruito un piccolo museo con i cimeli della Grande Guerra e ora si può dire con orgoglio che i nostri giovani militari riposano in un luogo dignitoso e ben curato.

    Il pellegrinaggio di quest’anno è partito da Belluno per Venezia ed è proseguito in aereo sino a Praga dove i partecipanti hanno potuto compiere una visita guidata alla città. L’indomani hanno raggiunto Milovice in treno per la tradizionale cerimonia promossa dall’ambasciata italiana; si sono aggiunti inoltre alcuni parenti dei sepolti, provenienti dalla Liguria. Sono stati momenti molto suggestivi, durante la posa delle corone, con la colonna sonora della banda dell’Esercito ceco, che ha suonato le note della Canzone del Piave e l’Inno di Mameli, mentre il coro Minimo Bellunese, diretto da Gianluca Nicolai, ha intonato gli Inni nazionali ceco e italiano.

    Alla cerimonia hanno presenziato l’ambasciatore italiano a Praga, Mauro Marsili e le locali autorità civili, militari e religiose, al termine è stata celebrata la Messa nella chiesa parrocchiale della cittadina. La delegazione italiana, rientrata a Praga in serata, è stata ospite nei locali dell’ambasciata italiana. Ai saluti dell’ambasciatore è seguito l’intervento del presidente della Sezione di Belluno, Lino De Pra, che ha portato il saluto del presidente nazionale Sebastiano Favero e di tutta l’Ana che simbolicamente ha donato il mazzo di fiori tricolore posto sul monumento. L’indomani rientro in Italia, tutti felici di aver onorato e pregato sulle tombe dei nostri concittadini che riposano lontani dalla loro terra. La speranza è di ritornare ogni anno per ricordare e non dimenticare.

    Luigi Rin