Bari, il ricordo

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    L’8 e 9 ottobre, in una suggestiva cornice, si è svolto a Bari nel sacrario militare dei Caduti d’oltremare il pellegrinaggio solenne, organizzato dalla Sezione Bari, Puglia e Basilicata. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi vessilli e gagliardetti, nonché, nella mattina della domenica, la commossa partecipazione della cittadinanza barese, plaudente al passaggio delle penne nere in sfilata sul lungomare sulle note del Trentatré, magistralmente eseguito dalla fanfara alpina “Monti della Laga” della Sezione di Roma (il percorso della sfilata è stato lo stesso che vide schierate nel 1941, le Divisioni alpine prima dell’imbarco, senza ritorno, per Durazzo).

    Quest’anno l’evento ha avuto diversi momenti toccanti, ad iniziare dalla mattina di sabato, quando alla presenza delle autorità civili e militari, si è svolta presso la cappelletta del porto di Bari, la cerimonia di collocazione in sede del quadro con l’effige del Beato vercellese don Secondo Pollo, poiché anche lui passò da Bari con imbarco sulla nave Donizetti, destinazione Montenegro. Egli, per dedizione di apostolato, decise volontariamente di arruolarsi e di seguire come cappellano quei ragazzi che egli stesso aveva educato, chiamati alle armi nel 3º battaglione Val Chisone (Divisione alpina Alpi Graie). Infatti, il 26 dicembre 1941, proprio mentre dava l’estrema unzione ad un alpino morente, don Pollo fu colpito a morte; spirò tra le braccia dei suoi alpini, dicendo: «Vado a Dio che è tanto buono» (venne decorato di Medaglia d’Argento al V.M., i suoi resti rientrati nel 1961 dal Cattaro riposano nel duomo di Vercelli e dal 23 maggio 1998 per mano e volontà di San Giovanni Paolo II egli è Beato).

    Nel pomeriggio di sabato, durante la Messa al sacrario, i rappresentanti della Sezione di Vercelli hanno donato una reliquia del Beato. Il sacrario dal 1967 custodisce infatti circa 75mila resti recuperati dai cimiteri di guerra dismessi nel Mediterraneo, di cui 45mila restano ignoti, ma tutt’insieme per sempre sepolti nel Tempio della Memoria, sul quale si staglia il motto “Victi vivimus” (viviamo anche da vinti).

    È bene ricordare che il sacrario – secondo in Italia per dimensione dopo Redipuglia – su commissione di Onorcaduti fu progettato da un altro valoroso alpino: il comandante del Genio guastatori col. Paolo Caccia Dominioni, il quale, dopo la Seconda guerra mondiale, si ritirò a vita privata nel Salento, tra Castro e Santa Maria di Leuca, dopo aver ricercato per oltre dieci anni i resti dei Caduti in Africa (che ora, su suo progetto, riposano nel noto cimitero militare di El Alamein): egli ogni notte e fino alla morte soleva dormire su di uno scomodo giaciglio di paglia, a ricordo dei patimenti e del sacrificio dei suoi alpini. In questo quadro di valori alpini, durante il pellegrinaggio, vi è stato il solenne lancio delle corone d’alloro in alto mare, quest’anno particolarmente commosso per la ricorrenza degli ottant’anni dalla tragedia in mare del Galilea.

    Le cerimonie del sabato si sono concluse la sera con il ricevimento presso la sala consiliare delle delegazioni Ana, da parte del sindaco di Bari Antonio Decaro, cui è seguito il concerto del coro Stelle Alpine della Sezione, diretto dal maestro Paolo Romano, che ha allietato la serata nella chiesa San Ferdinando in via Sparano. Inoltre, presso il sacrario e ad opera della Sezione di Vercelli, è stata allestita per tre giorni un’originale ed inedita raccolta fotografica del ten. medico Paolo Barelli che negli anni del conflitto (1941/1942) documentò la vita al fronte greco-albanese e sul confine francese.

    Come il sottoscritto ha ricordato in un’intervista alla stampa: «Il pellegrinaggio è per noi un momento molto importante, poiché gli alpini sono oggi i custodi del sacrario militare di Bari in coincidenza con la fondazione della Sezione. Il pellegrinaggio avviene ogni anno (tra settembre e ottobre), ma di cinque in cinque anni, è solenne e vede la partecipazione di molti alpini per onorare quanti si immolarono per la nostra Patria e la nostra libertà». Quest’anno l’evento è coinciso con l’anniversario della strage di Herat-Afghanistan (9 ottobre 2010) nella quale, durante la nota missione di pace, caddero sotto il fuoco talebano quattro alpini del 7º battaglione Belluno (i caporal maggiori: Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone, di soli 23 anni, originario di Patù-Lecce).

    Come ha ricordato il Presidente sezionale Marco Rubino, in tal modo, passato, presente e futuro, sono stati onorati a Bari in un’unica solenne cerimonia alla memoria, poiché essi costituiscono la sintesi perfetta tra l’estremo sacrificio della vita e gli ideali dell’alpinità, comprese le diverse missioni di Protezione Civile compiute dagli alpini nelle calamità italiane ed estere. Grazie a chi, a livello sezionale (composto da soli 200 iscritti), in silenzio, ma con abnegazione e spirito alpino, si è incessantemente speso per la perfetta riuscita dell’evento solenne (primus inter pares, l’aggregato degli alpini Piero Buffo).

    Mino Finiguerra